Sveglia alle 3, partenza alle 4. Il percorso in pullman è lungo 280 chilometri. Verso le 6 facciamo una sosta per osservare il sorgere del sole. Siamo in pieno Sahara. Passiamo alcuni posti blocco e lasciamo a destra la strada per Wadi Haifa, in Sudan. Il deserto non è piatto, ma ricco di affioramenti di rocce vulcaniche, più scure della sabbia. Queste rocce, più resistenti di quelle circostanti, vengono attaccate più lentamente dall’erosione e perciò rimangono in rilievo.
Alle 7 arriviamo ad Abu Simbel. Nel frattempo abbiamo superato il Tropico del Cancro. Un brevissimo percorso a piedi ci porta al grande tempio, sulla riva del lago Nasser. I templi sono due: quello celeberrimo voluto da Ramsete II per glorificare se stesso e quello, molto più piccolo, intitolato a Nefertari, la sua donna prediletta.
Con la costruzione della diga di Aswan, i templi sarebbero stati sommersi dalle acque del lago. Grazie all’intervento dell’UNESCO, essi sono stati smontati e ricostruiti appoggiati a due colline artificiali, circa 64 metri sopra le posizioni originarie. Le guide assicurano che sotto le acque del lago Nasser ci sono molti altri templi.
Il tempio principale presenta una facciata con quattro gigantesche statue del faraone, una delle quali è priva del volto e del busto e a memoria d’uomo è sempre stata vista così. Tra le gambe delle statue di Ramsete si trovano statue più piccole, raffiguranti sua madre e Nefertari.
Le pitture all’interno mostrano soprattutto scene della battaglia di Qadesh (o Khadesh), combattuta dall’esercito del giovane Ramsete contro gli Ittiti. Il fatto curioso è che entrambe le parti rivendicarono la vittoria ma il trattato di pace fissò i confini com’erano prima dello scontro. Nel tempio, oltre ai dipinti si ammirano altre monumentali statue del faraone disposte su due file ai lati del corridoio centrale.
Nella sua posizione d’origine, il tempio era orientato in modo che i raggi del sole nascente colpissero direttamente il corridoio centrale nei giorni 20 febbraio e 20 ottobre, date di nascita e di ascesa al trono di Ramsete. Con lo spostamento si è verificato lo sfasamento di un giorno.
Entriamo poi nella collina artificiale che contiene il tempio per vedere l’immensa volta di cemento armato che fa da struttura portante. E' un’opera degna di essere vista quasi quanto il tempio. Salgo sulla collina del tempio di Nefertari, anche se è vietato ma lo fanno in parecchi: bella la vista sul lago Nasser e sul tempio principale. La visita al tempio della regina è breve perchè è molto più modesto.
Durante il ritorno facciamo una sosta al mercato dei cammelli (in realtà si tratta di dromedari). Li portano dal Sudan con i camion e li vendono soprattutto come aiuto nel lavoro dei campi. I quadrupedi vengono tenuti con una zampa legata, piegata all’altezza del ginocchio, per evitare che invadano la strada e causino incidenti. Più avanti ci fermiamo per ammirare un miraggio. Già da qualche chilometro mi ero accorto di questo fenomeno, ma ora esso assume proporzioni spettacolari in quanto dà proprio l'illusione di essere in prossimità di un grande lago.
La città di Aswan è costruita sul granito. Si trovano un po’ dappertutto affioramenti di questa roccia, che qui assume un forte colore rosa. Proprio questi affioramenti di granito hanno creato le cateratte del Nilo, poco a monte della città.
Anche ad Aswan, come a Luxor, il viale lungo il Nilo è fiancheggiato da edifici all’europea ma guardando nelle strade secondarie si intravedono sullo sfondo le case di fango.
La prima tappa è una grande cava di granito, utilizzata al tempo dei faraoni. La maggiore attrattiva è l’obelisco incompiuto: doveva essere il più alto mai costruito, ma una crepa ne interruppe la lavorazione.
Dopo la cava visitiamo il tempio di Iside. Questo tempio si trovava in origine sull’isola di File, sommersa dalle acque già con la costruzione della diga vecchia. In questo caso è intervenuto un consorzio italo-egiziano,
con l'appoggio dell'UNESCO, che ha finanziato i lavori di smontaggio e ricostruzione del tempio sull’isola di Algikia. E’ un tempio relativamente recente, risale infatti all’epoca romana, costruito attorno all’anno zero. Ricalca la struttura tipica dei tempi egizi:
portale, cortile con colonne, sala ipostila, sacrario. Anche qui vediamo le picconate dei cristiani Copti sui volti delle divinità egizie. Di fianco c'è un tempietto fatto costruire da Traiano.
Le dighe di Aswan sono due: quella vecchia, costruita dagli inglesi e da cui si vedono benissimo le cateratte del Nilo, e quella nuova. Ci portiamo su quest’ultima, edificata in collaborazione con i sovietici nel periodo dell’amicizia tra Egitto e URSS.
La diga non è molto alta ma si sviluppa molto in larghezza.
Nel pomeriggio partiamo dal molo di Aswan per una gita in feluca. Attraversiamo il Nilo fino all’isola di Kitchener, dove sorge un giardino botanico.
A gruppi di 8-10 persone prendiamo posto sulle tipiche imbarcazioni egiziane. Su ognuna di esse, oltre al un timoniere, c’è una persona che vende collane e altra bigiotteria.
Aggirando l’isola elefantina, che non visitiamo, ci vengono incontro i bambini. Viaggiano su minuscole barchette, pagaiano aiutandosi con pezzi di legno,
cantano Bella ciao e Quel mazzolin di fiori e sperano nella mancia. Sull’isola visitiamo il giardino botanico
ricco di piante tropicali, voluto dal console inglese Lord Kitchener. Sulla riva del Nilo opposta alla città, le dune di sabbia giungono fino al fiume.
Su questo versante scorgiamo il monastero di San Simeone e il mausoleo dell’Aga Khan.
Dal giardino botanico partiamo alla volta di un villaggio nubiano, uno dei tanti che si trovano attorno ad Aswan.
I Nubiani si ritengono una razza pura, diversa dagli altri egiziani. Hanno avuto anche dinastie di faraoni e la famosa Nefertari era nubiana. Parlano tuttora una loro lingua, che ovviamente non ha nulla a che vedere con l’arabo. La loro carnagione è molto scura.
La nostra barca, stavolta a motore, risale il Nilo tra scogliere e isolotti di granito. Attracchiamo ad una baia. Ci viene incontro il capo del villaggio, un uomo molto anziano, accompagnato da donne e bambini.
Le prime cercano di vendere collane e monili, i secondi cercano insistentemente il bakshish (la mancia). Attraverso vicoli e piazzette arriviamo in casa di una famiglia. Ci stringiamo in un piccolo cortile, sul quale si aprono le diverse stanze. Sono piccole, con arredamento essenziale,
strapiene di vasi, pentole ed altri oggetti per i lavori domestici. I nostri ospiti ci offrono il tè alla menta e il karkadè, oltre alla coca-cola e alle altre bibite. Ogni famiglia ha ormai frigorifero e televisore, da cui si captano anche i programmi italiani. Alla fine acquistiamo alcuni manufatti utili per la cucina,
mentre altri comprano cappellini colorati, spesso del colore della propria squadra di calcio.
Ad Aswan concludiamo la giornata assistendo allo spettacolo suoni e luci al tempio di Iside. E' un susseguirsi di narrazioni
abbinate a giochi di luce molto suggestivi. L’argomento principale del racconto è però la storia degli dei Iside,
Osiride e del suo malvagio fratello Seth. Quest’ultimo fece uccidere Osiride e ne fece il corpo a
pezzetti. Iside, messasi alla ricerca del corpo del marito, costruì un tempio in ogni luogo in cui ne rinvenne un frammento.
Poi ricompose il corpo, donandogli la resurrezione.
Così, dopo la visita della città di Aswan, si conclude il nostro viaggio in Egitto. Un'esperienza importante per le meraviglie che vi abbiamo ammirato.
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