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Edfu

Nella notte la nave ha attraccato ad Edfu. Il tempio dista circa tre chilometri dal molo e il percorso si compie tramite piccole carrozze. Dopo i condomìni lungo il molo si attraversa un modesto villaggio. Vediamo ora il tempio di Edfu. Ricalca il tipico schema dei templi egizi: un portale monumentale, un cortile circondato da colonne, una sala ipostila, il sacrario dove si trovava la statua del Dio e in cui poteva accedere solo il sacerdote. Il tempio è di circa mille anni più recente di quello di Luxor. Risale infatti al 300 a.C. e venne edificato dai Tolomei. I Tolomei erano una dinastia di faraoni discendenti da Alessandro Magno: il primo fu Tolomeo, l’ultima fu Cleopatra. Questi faraoni, di origine greca, si mostrarono tolleranti verso la religione egiziana. Vediamo infatti grandi rilievi sulla facciata raffiguranti la dea Iside, con le corna di mucca, e il figlio Horus, con la testa di falco e l’immancabile disco solare (Ra). Il portale è veramente imponente e i rilievi di grandi dimensioni. Osserviamo una particolarità che ci accompagnerà anche nella visita di templi successivi: la demolizione tramite picconatura dei volti delle divinità ad opera dei Cristiani Copti, che utilizzarono vari templi prima dell’avvento dell’Islam. All’interno del tempio si trovano due famose statue del dio Horus.
Davanti al tempio si trova un mercato pieno di oggetti per turisti. Siamo sottoposti ad un autentico assedio da parte dei venditori. Dopo una lunga contrattazione acquistiamo due costumi, tirando sul prezzo ma senza approfittarne.

Navigazione sul Nilo

Si riprende a navigare, stavolta in pieno giorno. Lasciata Edfu, la navigazione procede nel tipico paesaggio della valle del Nilo: una striscia verdeggiante larga qualche chilometro, ricca di palme e di campi coltivati a al di là il deserto. Poiché risaliamo il fiume andando verso sud, alla nostra destra abbiamo il deserto libico (il Sahara vero e proprio), alla nostra sinistra il deserto detto arabico. Lungo il fiume si notano capanne di contadini, spesso con vacche o bufali all’abbeverata, villaggi di case basse in mattoni sovrastate da un minareto, campi in cui ogni tanto spunta un trattore. Talvolta le rocce giungono in prossimità del fiume, creando delle strette prive di vegetazione. Sono questi i punti in cui le strade sono a ridosso del fiume, ma di autoveicoli se ne vedono pochissimi.
Il Nilo è solcato da feluche, ma molte di esse trasportano turisti, spesso australiani o neozelandesi come si nota dalle bandiere. Con il passare delle ore, continuando verso sud, sulla destra il deserto si fa sempre più vicino e sono chiaramente distinguibili le dune. Sulla sponda opposta invece c’è ancora abbondanza di palme. A metà pomeriggio percorriamo una grande ansa, dopo la quale scorgiamo il tempio di Kom Ombo, meta della prossima visita.

Kom Ombo

Il tempio a me sembra piuttosto diroccato. Tutto sommato le cose più interessanti sono due. La prima è un nilometro, cioè un enorme pozzo collegato con il fiume che serviva a misurare le piene del Nilo: maggiore era la piena, più abbondante era il raccolto, più i contadini pagavano di tasse; la seconda è il rilievo con il dio Sobek dalla testa di coccodrillo. Suscitano la nostra curiosità anche tre mummie di coccodrilli, conservatesi nei secoli ed ora molto rattrappite. Dopo una veloce occhiata al mercatino, che propone vestiti coloratissimi, rientriamo sulla nave.
Sono le 22 quando vediamo le luci di Aswan.


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