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La Valle dei Re

La Valle dei Re si trova sulla riva ovest del Nilo, di fronte alla città di Luxor. Per visitarla lasciamo la nave alle 6.30 del mattino, prendiamo un traghetto perché a Luxor non esistono ponti sul Nilo (situazione del 1997) e poi proseguiamo in pullman. Altri turisti invece si recano alla Valle dei Re a dorso d’asino. L’accesso, per me che ho studiato geologia, è già interessante perchè si percorre un piccolo canyon inciso in pareti di arenaria. Tutta la valle è stata scolpita dagli agenti naturali in un’alternanza di strati duri e teneri: appare quindi come una successione di pendii detritici poco inclinati interrotti da pareti verticali (gli strati più teneri vengono lentamente erosi dal vento finchè lo strato più duro soprastante crolla si forma un pendio inclinato).
Sul fondo della valle si snoda il percorso turistico e si aprono gli ingressi delle tombe.

Le sepolture risalgono al 1400-1200 a.C. L’epoca è quella degli Amenofi, dei Ramsete, dei Tutmotsi: i faraoni del Medio Regno. In questo periodo il faraone Akenaton compì un tentativo d’introdurre il culto del Sole come unico Dio ma fu stroncato dall’opposizione dei sacerdoti di Ammon. A questa fase seguì un periodo di disordini, terminati con l’ascesa al trono del generale Horemeb (chi ha letto Sinhue l’egiziano ricorderà sia le vicende sia i personaggi). Con Horemeb iniziò la dinastia dei Ramsete, di cui il più famoso è Ramsete II. Questi governò per circa 60 anni, ebbe moltissimi figli e diverse mogli. La sua favorita fu comunque la regina Nefertari. Ramsete II riempì l’Egitto di statue raffiguranti se stesso, non esitando a plagiare statue preesistenti.
La tomba più famosa della Valle è quella di Tutankamon. E’ anche l’unica rinvenuta intatta perchè i trafugatori si fermarono ad una tomba soprastante. La tomba è spoglia perchè tutto il materiale si trova al museo del Cairo.
Le tombe sono aperte a rotazione e all'interno sono vietatissimi il flash e la videocamera. La prima che visitiamo è quella di Ramsete VI. E' un lungo corridoio dalle pareti dipinte, che termina nella camera con il sarcofago. I colori hanno conservato parte dell’antica vivacità. Il dipinto della dea Nut mostra come gli egiziani raffiguravano il tramonto e il sorgere del sole: alla sera il disco solare veniva inghiottito dalla dea, dal corpo di serpente, per uscirne poi dal posteriore la mattina seguente. Ci sono molte figure che illustrano il viaggio del faraone nell’aldilà. Quando il sovrano moriva, la sua anima, come quelle degli altri uomini, si presentava al giudizio degli Dei. Alla fine il cuore veniva pesato assieme ad una piuma: se pesava più della piuma i suoi peccati erano tali da negargli l’immortalità e il cuore veniva mangiato da un essere dalla bocca di coccodrillo.
Visitiamo poi la tomba di Ramsete I. Essa è molto più piccola della precedente, ma i colori sono molto più vivaci.

La nostra guida ci lascia liberi di scegliere la prossima tomba da visitare. Noi ci dirigiamo verso quella di Tutmotsi III. Si trova proprio alla fine della Valle e vi si accede superando una spaccatura con un scala. Ha una bella volta blu piena di stelle. La camera funebre è preceduta da una falsa, per cercare di ingannare i trafugatori.
Terminata la visita m'incammino lungo uno dei tanti sentieri che risalgono le alture circostanti, anche se mi manca il tempo per arrivare in cima alla roccia più alta. Dopo i primi tornanti, vinto l'assedio dei venditori di cianfrusaglie, si ha già comunque una bella visione d'insieme della Valle dei Re.

Usciamo dalla valle dei Re e ci spostiamo al tempio della regina Hatshepsut. Si compone di tre terrazze a colonne ed è addossato ad una grande parete rocciosa. La regina governò a lungo in sostituzione del figlio Tutmotsi. Quando quest’ultimo salì al trono, la ritenne un’usurpatrice e cercò di far cancellare ogni riferimento a lei facendo demolire le sue statue e le sue immagini. Aid, la guida, ci mostra un rilievo dove la dea Iside è raffigurata con le corna di una mucca. "Dare ad una donna della vacca non aveva lo stesso significato che ha per voi, ma era un complimento. La mucca era simbolo di fertilità".

Sulla via del ritorno sostiamo ad un villaggio costruito con case di fango. Il paesaggio è veramente desertico e il sole picchia forte. Alcune case mostrano disegni colorati come i murales. La guida spiega che chi è stato alla Mecca esprime la sua gioia dipingendo sulla facciata i momenti più belli del suo pellegrinaggio. Siamo circondati dai bambini, che chiedono insistentemente il bakshish (la mancia) oppure le caramelle. Molti di loro conducono gli asinelli al Nilo a riempire una tanica d’acqua.

Una breve visita alla Valle delle Regine ci permette di visitare la tomba di un principe. Concludiamo la mattinata passando accanto ai Colossi di Memnone. Era questi un mitico re ucciso da Achille sotto le mura di Troia e a lui si ispirarono i Greci per dare il nome alle statue. In realtà i due colossi rappresentano il Faraone Amenofi III ed erano posti all’ingresso di un tempio ora perduto. Un tempo il vento, grazie alle spaccature nella roccia di una delle statue, originava un suono che ricordava un canto. Quando l’imperatore romano Settimio Severo le fece restaurare questo fenomeno scomparve.

I templi di Luxor e Karnak

Luxor è l'antica Tebe, la grande capitale dei faraoni del medio regno. E' una città di circa 40.000 abitanti, con due strade moderne e il resto case povere di fango addossate le une alle altre. Un viale fiancheggia il Nilo e alla sera è frequentato sia da turisti sia da arabi che approfittano del fresco della notte incombente. In giro ci sono poliziotti bene armati. Per curiosità a Luxor piove di solito un giorno all’anno, ma talvolta passano anche 3-4 anni senza che cada una goccia d’acqua.
Il suo monumento più famoso è il tempio di Luxor. All’ingresso c’è un grande portale, con due gigantesche statue di Ramsete II. Sulla spianata davanti sorge un obelisco. In origine gli obelischi erano due ma Napoleone ne fece portare uno a Parigi che oggi si trova in Place de la Concorde. In cambio diede un grande orologio che smise di funzionare dopo tre giorni.
Entriamo nel cortile, fiancheggiato da colonne e da enormi statue di Ramsete II. La guida illustra i rilievi scolpiti sulle colonne e sulle pareti del tempio, soffermandosi sul cartiglio del faraone e sui simboli dell’alto e del basso Egitto: il papiro e il fiore di loto. Mostra poi il cartiglio del faraone unito al falco, che significa il faraone è vivo, e al toro, che significa il faraone è forte. All’esterno diamo un’occhiata al viale delle sfingi, che in origine congiungeva il tempio di Luxor a quello di Karnak.

A Karnak l’ingresso è monumentale e preceduto dal viale di sfingi a testa d’ariete. Il tempio fu costruito a più riprese: vari faraoni, da Sethi I a Horemeb, da Tutmotsi III a Ramsete II, aggiunsero via via portali, colonne, cortili, obelischi. Il complesso occupa infatti un'area molto vasta. Subito dietro il primo portale vi sono i resti di un enorme scivolo di fango solidificato, che si ritiene servisse agli operai per portare in alto i blocchi della costruzione. Il tempio, come molti altri, è in granito rosa. Impressionante la grande sala composta da 130 colonne, detta grande sala ipostila. La guida mostra inoltre rilievi che illustrano il percorso del faraone sulla barca solare e poi una lastra con incisi numeri degli antichi egizi. Sostiamo nei pressi di due obelischi e la guida fa notare che 24 o 25 dei 30 obelischi che si trovano fuori dell'Egitto sono a Roma. Concludiamo la visita presso il lago sacro e la statua dello scarabeo.

Comincia ora la crociera vera e propria. Alle 22 arriviamo alle chiuse di Esna. Mentre la nave rallenta per attendere il suo turno di passaggio, arrivano in barca venditori di tappeti che dispiegano la loro merce e chiamano cercando di attirare la nostra attenzione.


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