Ardito.. Barmasse.. Bonatti.. Bonington.. Bukreev.. Buzzati.. Camanni.. Cassin.. Conefrey.. De Luca.. Diemberger.. don Martino Delugan. Ferrari.. Firstbrook.. Fleming.. Frison-Roche.. Gilbert - Churchill.. Gogna.. Hemmleb.. Herzog.. Hillary.. Holzel.. Hunt.. Kapadia.. Krakauer.. Lacedelli, Cenacchi.. Lewis.. Macfarlane.. Marchi.. Messner.. Mila.. Morgan.. Mummery.. Oggioni.. Paci.. Rebuffat.. Roberts.. Serafin.. Shipton.. Somervell.. Sposito.. Stephen.. Tenderini.. Tenzing.. Torchio.. Tilman.. Tumidajewicz.. Whymper..
Riassunto di 100 anni di storia alpinistica della montagna piu' alta del mondo, iniziata con la ricognizione del 1921. Giusto spazio viene dato anche alle imprese recenti.
Il racconto della spedizione scientifica ed esplorativa guidata dal professor Filippo de Filippi tra l'Himalaya e Karakorum
negli anni 1913-14.
Un gruppo di scienziati e alpinisti si muove per un anno e mezzo tra le montagne nel cuore dell'Asia, in regioni mai cartografate
nè studiate da alcuno. Ricava una straordinaria quantita' di osservazioni e di materiali scientifici che causa lo scoppio della
guerra rimarranno dimenticati o non arriveranno mai dalla Russia.
L'autore percorre la regione detta Mustang, oggi in Nepal ai confini con il Tibet ma per secoli un regno indipendente
o vassallo del Nepal e con un proprio sovrano, che esiste tuttora. Oggi non e' riconosciuto ufficialmente ma e' rispettato
dalla popolazione.
Il viaggio si svolge durante la piu' grande rivoluzione che investe la regione al giorno d'oggi: l'arrivo della strada.
Si scopre che non a tutti conviene: i pochi che coltivano frutta fanno arrivare in fretta sui mercati di Kathmandu e Pokhara
i loro frutti appena colti ma tutti coloro che avevano puntato sul turismo dei trekkers rischiano il fallimento.
Il forte alpinista valdostano racconta in modo molto realistico e coinvolgente le sue scalate, intervallate da vicende della sua vita privata. Una montagna occupa un posto speciale: il Cervino, la montagna di casa, sulla quale Herve ha compiuto alcune prime ascensioni memorabili e altamente rischiose. Non mancano le avventure extra-europee in Asia e Sud-America.
WALTER BONATTIK2 storia di un casoL'autore, uno dei pi� forti alpinisti di sempre, illustra le sue ragioni su incomprensioni ed equivoci nati durante e dopo la spedizione che nel 1954 scalo' per prima il K2. |
Autobiografia riccamente illustrata di uno dei grandi alpinisti del Novecento, nato in Inghilterra
nel 1934. Dagli inizi sulle pareti di casa alle grandi imprese che sancirono il ritorno del grande
alpinismo britannico sulle Alpi. Poi, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, la carriera che lo porto' ad
essere uno dei maggiori himalayasti di sempre.
Una vita al massimo e al limite, invidiata ma non sempre rosea, ricca di soddisfazioni ma
segnata dal rimpianto per gli amici morti in montagna.
Bukreev sente il bisogno di narrare la sua versione dei fatti sulle drammatiche scalate all'Everest nella primavera del 1996, che costarono la vita a diverse persone. A convincerlo fu l'aver rilevato, in altra sede, alcune affermazioni sul suo comportamento che egli considera ingiuste e non conformi ai fatti.
Raccolta di articoli sull'alpinismo pubblicati dagli anni trenta agli anni cinquanta del Novecento da Dino Buzzati sul Corriere della Sera, che ha curato questa edizione. Si parla dei valori dell'alpinismo, di scalatori famosi (per esempio Tita Piaz, Paul Preuss e Cesare Maestri), dalla spedizione italiana al K2 nel 1954 e di altri episodi del mondo delle scalate.
Questo secondo volume, sempre curato da Corriere della Sera, a differenza del primo raccoglie non soltanto una sere di articoli di argomento alpinistico (come il punto sulla situazione di questo sport al momento della stesura) ma soprattutto racconti di fantasia, storie di sciatori e resoconti di Olimpiadi.
Ritratto di vari personaggi e delle loro scalate per evidenziare i progressi tecnici e mentali dell'alpinismo. Ogni scaltore, e di conseguenza certe sue scalate, rappresentano un innalzamento dei limiti raggiunti in precedenza o comunque una innovazione rispetto a quanto fatto prima. Si comincia dai medievali Francesco Petrarca e Bonifacio Rotario d'Asti per passare ai pionieri sette-ottocenteschi e, attraverso le imprese tra le due guerre mondiali, arrivare all'epoca piu' recente dei Bonatti e dei Messner fino ai rocciatori contemporanei che si spingono sul dodicesimo grado.
Questo lavoro di Camanni mi ha offerto diversi spunti di riflessione, soprattutto a proposito dell'impatto umano sull'ambiente alpino, dalla preistoria
fino ai giorni nostri con particolare attenzione all'analisi dei fatti recenti: industria del turismo ma anche spopolamento e possibili scenari futuri.
Naturalmente parti del libro sono dedicate anche all'evoluzione dell'ambiente alpino nel corso della storia geologica.
Un paio di capitoli dedicati ad una panoramica delle Alpi italiane e della storia dell'alpinismo li ho trovati superflui per me, possono essere utili ad
una persona quasi a digiuno di montagna che cerca delle sintesi.
Le principali imprese della lunga carriera dell'alpinista, nato nel 1909. I primi capitoli sono dedicati alle Grigne, le montagne di Lecco. Racconta in modo
dettagliato gli esordi da autodidatta e molte prime ascensioni.
Negli anni '30 del '900 effettuo' un susseguirsi di grandi salite su pareti inviolate, che avevano respinto anche decine di tentativi: Torre Trieste, Lavaredo, Badile,
Grandes Jorasses.
Poi seguono le spedizioni sulle grandi montagne del mondo.
Si comincia con la ricognizione al K2 del 1953 e con l'esclusione per motivi mai ben chiariti dalla vittoriosa spedizione dell'anno seguente. Cassin nel 1958
si prende una grande rivincita dirigendo il suo gruppo alla conquista del Gasherbrum IV, una grande e difficile montagna di quasi 8.000 metri (Walter Bonatti e
Carlo Mauri in vetta).
Guida spedizioni vittoriose in Alaska e sulle Ande, poi dirige il meglio dell'alpinismo italiano nell'infruttuoso tentativo alla parete sud del Lhotse, quarta
cima del mondo. Fu l'unico vero insuccesso della sua vita di alpinista, ma la parete e' tra le piu' difficili del mondo.
Dettagliato resoconto della prima ascensione del Monte Everest, avvenuta il 29 maggio 1953. Prima della scalata vengono narrati gli avvenimenti con diversi retroscena che caratterizzarono gli anni immediatamente precedenti l'ascensione. Oltre alle imprese di Hillary e Tenzing, i due primi uomini sull'Everest, vengono evidenziati i contributi di vari uomini quali Shipton, Hunt, Evans, Burdillon, Ward, Lowe, Noyce, Annulu e altri.
Libro-intervista in cui l'autore fa parlare Nives Meroi. Conosciamo dunque questa alpinista (un'alpinista con l'apostrofo, lei ci tiene a sottolinearlo) e in
particolare la sua attivita' sugli ottomila. Esiste il rapporto sentimentale che la lega a Romano Benet, suo marito e compagno di scalate, rapporto fatto anche di
qualche litigata ma che in montagna dona qualcosa in piu' per superare le difficolta'.
Poi gli aiuti dello stesso Romano, primo di cordata e mago della neve, e di Luca Vuerich, mago del ghiaccio. Ma anche un codice di scalata che non ammette l'uso ne'
dell'ossigeno ne' di tecnologie satellitari (neanche per i casi di emergenza) e nemmeno dei portatori d'alta quota.
Un elemento percorre tutto il libro: il freddo. Il freddo che attanaglia alla mattina quando si deve uscire dalla tenda e che sfianca quando si convive con lui per
tutto l'anno (perche' dopo la stagione degli ottomila si torna in Friuli quando arriva l'inverno).
Tra una risposta di Nives e l'altra, anche De Luca ci parla di lui: dice qualcosa delle sue arrampicate e fa qualche digressione su filosofia e politica.
Le piu' significative avventure del grande alpinista austriaco. Una vita protesa alla ricerca dell'ignoto, sia sulle grandi montagne dell'Asia sia sulle piu' domestiche ma non facili cime dello Sciora e del Gran Zebr�. Ghiacciai mai mappati, "ottomila" mai scalati ma anche vie di roccia e ghiaccio delle Alpi che sembravano impraticabili. Particolare attenzione viene dedicata alle scalate e alle esplorazioni prima con Hermann Buhl poi con Julie Tullis, avventure purtroppo terminate in modo tragico per questi due scalatori.
AA. VV.Altari di roccia - don Martino DeluganLa vita di Don Martino Delugan (1913 - 1997), sacerdote e guida alpina della Val di Fiemme, raccontata attraverso ricordi, aneddoti e testimonianze di chi lo conobbe.
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Personalmente, uno dei migliori libri di montagna che ho letto. L'autore ricostruisce con dovizia di particolari le vicende della drammatica scalata al Pilone Centrale di Freney sul Monte Bianco che vide protagonisti forti alpinisti quali Walter Bonatti, Andrea Oggioni, Pierre Mazeaud e 4 validissimi compagni italiani e francesi. Una improvvisa perturbazione, che smentisce le previsioni meteo italiane, francesi e svizzere, trasforma in una disgrazia un successo che sembrava a portata di mano. Non solo viene descritta la scalata ma anche gli avvenimenti a Courmayeur con l'organizzazione dei soccorsi e la partecipazione dei familiari.
Ettore Castiglioni, uno dei piu' bravi alpinisti degli anni '30 del Novecento, viene qui colto nella sua attivita' di supporto per i profughi che varcavano di nascosto le montagne durante la Seconda Guerra Mondiale per cercare rifugio in Svizzera. Un libro dove si intrecciano montagna e storia.
George H.L. Mallory e' stato lo scalatore britannico il cui corpo venne ritrovato nel 1999 a 8.100 metri di altezza sul Monte Everest, reduce da un tentativo di conquista
della vetta assieme a Andrew Irvine l'8 giugno 1924.
Questo libro racconta la biografia di Mallory e le spedizioni all'Everest dal 1921 al 1924, con meno dettagli rispetto a Il mistero della conquista dell'Everest
di Holzel & Salked.
Espone le vicende del ritrovamento del corpo di Mallory, in modo piu' conciso che in Le ombre dell'Everest di Hemmleb e altri.
Suggerisce l'ipotesi forse piu' semplice: Mallory e Irvine ripiegarono durante la bufera perche' in seguito nessuno li ha piu' visti ne' salire ne' scendere sulla piramide
sommitale dell'Everest e con il maltempo accadde l'incidente.
A me ha suggerito che sia possibile, ma non probabile, che Mallory e Irvine abbiano raggiunto la cima dell'Everest nel 1924.
Storia dell'alpinismo sulle Alpi occidentali e centrali tra la prima ascensione del Monte Bianco (1786) e quella della Mejie (1879). Espone l'evoluzione della filosofia alpinistica: da attivita' legata alla scienza a sport fine a se stesso. Poi salta alla parete nord dell'Eiger per esporre le motivazioni che mossero molti alpinisti austro-tedeschi. Libro molto british, ma in quel periodo furono i britannici con le loro guide a compiere gran parte delle prime ascensioni. I protagonisti vengono raccontati anche nei loro aspetti meno edificanti.
Romanzo che secondo me risente un po' della retorica. La storia del giovane dotato di talento alpinistico fuori dal comune, dapprima vittima di un incidente poi avviato su una vita sregolata, infine vince i suoi problemi e trova anche l'amore. Ma nel complesso si lascia ancora leggere. L'ambientazione e' quella degli anni tra le due guerre mondiali nel massiccio del Monte Bianco e in particolare sul Dru.
Un pittore e un botanico in compagnia delle mogli: tre estati di escursionismo e viaggi in carrozza o carretto, negli anni 1861-63, attraverso non solo le Dolomiti ma anche le Alpi Orientali, pero' le Dolomiti sono il cuore del libro. E' scontato dire che e' un esempio di come si viaggiava a meta' Ottocento. Non mancano frecciatine a certe abitudini italiane (villaggi sporchi e disordinati) rispetto a quelle delle genti di cultura germanica (case linde e ordinate).
L'autore presenta i ritratti di alpinisti, ognuno dei quali protagonista di scalate visionarie, in anticipo sui tempi. Ognuno mosso dalle sue personali motivazioni. Gli scalatori scelti dall'autore sono: Mummery, Angelo Dibona e Luigi Rizzi, Cassin, Buhl, Bonatti, Tasker e Boardman, Gunther e Reinhold Messner, Kukuczka e Kurtyka con Schauer, Casarotto, Motti, Honnold, Naess
In occasione dei cento anni compiuti da Riccardo Cassin il 2 gennaio 2009, e' stato scritto
e pubblicato questo libro che ha cercato di raccontare il grande alpinista in un modo originale.
Sono stati raccolti cento testimonianze di persone che parlano di lui. La maggior parte sono
di alpinisti e raccontano tanti episodi di 50 anni di storia di questa attivita'.
Si comincia negli anni Trenta del Novecento, che videro Cassin impegnato sulle grandi pareti
delle Alpi e si finisce nei primi anni Ottanta in cui il vecchio (si fa per dire) Cassin si mette alla prova sugli
stessi itinerari. In mezzo ci sono le importanti spedizioni extraeuropee. Si finisce con Cassin
novantenne che trova la tomba del padre morto nell'Ovest Canadese e che viene premiato per la sua
attivita' di imprenditore. Ci sono testimonianze di non alpinisti come un telegramma di J.F.Kennedy
e un breve carteggio con la futura moglie.
Riccardo Cassin e' morto il 6 agosto 2009.
Come ho detto per i libri di Firstbrook e di Holzel & Salked, George H.L. Mallory e'
stato lo scalatore britannico il cui corpo venne ritrovato nel 1999 a 8.100 metri di altezza sul Monte Everest, reduce da un tentativo di conquista della vetta
assieme a Andrew Irvine l'8 giugno 1924.
Questo libro descrive il ritrovamento della salma di George Mallory e il racconto e' opera degli uomini che hanno partecipato alla spedizione di ricerca. Le loro
conclusioni concedono a Mallory molte possibilita' di aver salito la cima dell'Everest.
E' il racconto della spedizione francese che per prima, nel 1950, scalo' una montagna alta piu' di 8000 metri. Protagonisti sono fortissimi scalatori: Herzog, Lachenal, Terray, Rebuffat, Couzy e compagni. Drammatici soprattutto la discesa dalla vetta, con uomini congelati o quasi ciechi, e il lungo ritorno tra le valli himalayane in uno stato di spossatezza e dovendo subire amputazioni alle dita.
EDMUND HILLARYArrischiare per vincereIl libro e' uscito nel 1975, poco prima che l'autore perdesse moglie e figlia in un incidente aereo in Nepal. Il primo uomo sull'Everest racconta la sua biografia non soltanto alpinistica ma di vita a tutto tondo: le scalate in Nuova Zelanda, la Seconda Guerra Mondiale come pilota di idrovolanti, la professione di apicoltore, l'Himalaya, la scalata dell'Everest, il matrimonio, i tre figli, l'avventura la Polo Sud, le vacanze avventurose con la famiglia, il lavoro di consulente tecnico, l'impegno sociale in Nepal. |
Anche questa opera, come quelle di Firstbrook e di Hemmleb e altri, parla di George Mallory
e del ritrovamento della sua salma sul Monte Everest dopo un tentativo alla vetta nel 1924.
Il libro dedica molto spazio alla vita di Mallory, dagli anni del college fino alle tre spedizioni alla conquista dell'Everest del 1921, 1922 e 1924, che
lo videro protagonista fino alla tragica scomparsa. Ma l'alpinista prima di morire e' riuscito a raggiungere la vetta? Per gli autori questo e' molto difficile.
Piacevole lettura su un importantissimo capitolo dell'alpinismo anni '50 del secolo scorso, dalla preparazione della spedizione fino alla conquista della vetta.
A raccontare e' il capo-spedizione.
Quasi tutti sanno chi e' arrivato in Cima e chi sulla Cima Sud, ma arrivare primi sul Colle Sud, operazione fondamentale anche come esempio per tutti, furono il
professore di lettere Wilfrid Noyce con lo sherpa Annulu. E per una settimana, causa indisposizioni e altre occupazioni, ad aprire la via sulla parete del Lhotse
furono il neozelandese George Lowe con lo sherpa Ang Nyima. E per tre settimane nevico' tutti i pomeriggi costringendo ogni volta a fare la pista. Sara' anche stata una
spedizione pesante con uso di ossigeno, nello stile dell'epoca, ma ammiro quegli alpinisti per cio' che hanno fatto.
Antologia di imprese alpinistiche corredate da documentazione cartografica pubblicata sull'Himalayan Journal. Il libro non parla soltanto delle cime piu'
famose ma fornisce un'idea dello sterminato numero di "seimila" e di "cinquemila" presenti nella regione himalayana, montagne di scarsa importanza geografica ma
su cui compiere scalate impegnative. Molte sono state scalate solo negli ultimi 30 anni o sono ancora da scalare.
Compaiono alpinisti britannici sconosciuti in Europa, di solito perche' lavoravano in India, ma anche personaggi noti come John Hunt e nomi italiani
importanti: Dainelli (esplorazione del Karakorum), Messner (Nanga Parbat), Cassin con Bonatti e Mauri (Gasherbrum IV).
Le drammatiche spedizioni commerciali che cercarono di salire l'Everest nella primavera del 1996, portando alcune persone in vetta ma lasciandone altre defunte o menomate. Il libro e' molto incisivo ma non ha convinto uno dei protagonisti che presto ha scritto la sua versione dei fatti. Successivamente anche altri sopravvissuti hanno raccontato la loro avventura.
Lacedelli, primo uomo a scalare il K2 assieme ad Achille Compagnoni, con la collaborazione di un giornalista appassionato di montagna racconta la sua versioni sui fatti anche controversi vissuti dai protagonisti di quell'evento alpinistico di eccezionale importanza.
Secondo me una bella antologia sulle ascensioni e sui tentaivi di scalata al Monte Everest, che da' spazio a tutti o quasi
tutti i principali alpinisti ed esploratori che si sono succeduti sulla montagna.
Proprio perche' distanti dall'alpinismo moderno ho trovato di grande interesse i resoconti delle spedizioni
dal 1913 al 1938, ma anche quelli successivi forniscono molte informazioni e consentono di farsi un'idea di cosa
volesse dire scalare l'Everest e di cosa significhi anche oggi nell'era della tecnologia. Due parole ho trovato
ricorrenti piu' delle altre: freddo e vento.
Come e' cambiato, nel corso dei secoli XVIII e XIX, il modo di vedere le montagne. Dapprima considerate regioni ostili, esse divennero luoghi degni di interesse per
un numero crescente di persone. In principio furono i geologi, che vi trovarono elementi per leggere il passato (e il presente) della Terra. Poi vennero i romantici,
i viaggiatori, i turisti dei ghiacciai, gli avventurosi che cercavano un'alternativa piu' praticabile all'esplorazione di terre sconosciute.
Il libro e' stato scritto da un britannico e dunque la maggior parte degli esempi viene presa dal mondo anglosassone, che comunque tanta parte ha avuto nell'esplorazione
delle montagne d'Europa e del Mondo. Il titolo originale e' Mountains of the Mind.
L'autore ricorda le persone che hanno accompagnato la sua vita. Accanto ad aneddoti su alpinisti famosi (Ettore Castiglioni, Bruno Detassis, Walter Bonatti, Cesare Maestri,
Tenzing Norkay) ce ne sono altri attorno a persone che hanno frequentato anche il mondo della montagna (Dino Buzzati, Leni Riefenstahl) e su celebrita' che non c'entrano
con la montagna (Gianni Brera, Renato Guttuso, Alida Valli). Ci sono anche ricordi della sua giovinezza, con le vette del Trentino e dell'Austria sullo sfondo.
Nel complesso mi aspettavo che la montagna avesse una parte maggiore. Marchi ha comunque raccontato una vita spesa tra il mondo della cultura e quello della neve e della roccia.
Messner rivisita le vicende che nel 1865 portarono alle prime ascensioni del Cervino, cercando di sviscerare le motivazioni che spinsero i due principali protagonisti: l'inglese Edward Whymper e il valdostano Jean-Antoine Carrel. Tra gli altri fatti emerge un ritratto non sempre positivo del primo.
Per me questo e' un grande libro di montagna. Si vive una svolta nella storia dell'alpinismo: per la prima volta due uomini soli scalano una montagna di 8.000 metri. L'anno e' il 1975. Prima si parla della grande spedizione nazionale alla difficilissima parete sud del Lhotse, poi dell'impresa di Messner e Habeler sull'Hidden Peak (o Gasherbrum I, 8068 m.). Ampio spazio viene dedicato alle fatiche e ai disagi della marcia di avvicinamento, segue una fedele e coinvolgente descrizione della salita.
Messner parla della vicenda di Mallory e Irvine sul monte Everest in maniera originale: immagina di far parlare lo spirito di Mallory. Racconta le spedizioni all'Everest
alternando gli ipotetici pensieri dell'alpinista britannico con note personali e con frasi tratte dagli scritti dei protagonisti.
Credo che non fosse semplice scrivere qualcosa di originale sulla vicenda Mallory dopo le molte pubblicazioni uscite negli ultimi anni.
Apprezzabile lo sforzo di Messner per scrivere pensieri il piu' possibile vicini a quelli che lo scalatore avrebbe pronunciato se fosse vivo.
L'autore spiega la sua convinzione che Mallory e Irvine non poterono raggiungere la cima dell'Everest nel 1924: non possedevano le capacita' tecniche per superare il
famoso secondo gradino, un tratto difficile su una montagna facile, che crea problemi anche ai piu' bravi scalatori di oggi (le parole di Messner sono del 2002).
Secondo me il libro e' conciso al punto giusto e fornisce diverse informazioni senza tanti fronzoli (salvo forse il capitolo sulla spedizione del 1921, che e' un
po' prolisso). Poi chi vuole conoscere maggiori particolari sulle spedizioni all'Everest dal 1921 al 1924 puo' leggere uno dei libri recensiti qui sopra.
Tutti gli articoli di montagna scritti da Massimo Mila (1910-1988), professore di Storia della Musica e valente alpinista. Spaziano dagli anni Trenta agli anni Ottanta del Novecento. Trovano posto le ascensioni compiute personalmente, l'analisi delle imprese di altri scalatori (ad esempio Messner), la recensioni di libri, la storia dell'alpinismo.
Ho letto questo libero come un romanzo, di cui conoscevo la fine ma ero ansioso di conoscere maggiori dettagli.
Il libro e' anche la storia di 20 anni di alpinismo himalayano, sia perche' si vede il passaggio dalle spedizioni pesanti a quelle leggere sia perche' sono tanti i forti
alpinisti che si sono alternati su questa parete. Di essi l'autore fornisce aneddoti, una breve biografia e cenni sulla loro personalita'.
L'altro protagonista e' la parete : immensa, difficile e pericolosa soprattutto per le valanghe.
I resoconti delle piu' belle scalate del piu' celebre alpinista inglese di fine Ottocento. Dopo le ardite ascensioni in compagnia della forte guida svizzera
Burgener, Mummery divenne un innovatore: fu infatti il primo ad affrontare sistematicamente le piu' impegnative vie dell'epoca senza l'aiuto delle guide. E questo
in nome di un ideale: mettersi alla prova, raggiungere i propri limiti, rendere la scalata un'esperienza il meno scontata possibile, naturalmente assumendosi rischi
maggiori.
Mummery mori' nel 1895, a 40 anni, durante un prematuro tentativo al Nanga Parbat, una montagna di oltre 8.000 metri.
Alcuni resoconti tra loro si assomigliano e quindi alcuni capitoli potrebbero risultare ripetitivi.
Il diario alpinistico di Andrea Oggioni racconta gli inizi e 10 anni di scalate di alto livello in Dolomiti, nel gruppo del Monte Bianco e sulle Ande. La descrizione delle scalate da' poco spazio ai dettagli tecnici dei passaggi, cosa per me non molto importante ma che magari lascera' perplessi alcuni esperti di arrampicata, sottolineando invece le difficolta' ambientali. Quasi sempre arriva il maltempo, sotto forma di pioggia o di bufera, a complicare un'ascensione gia' di per se' difficile. Inoltre nei primi anni l'equipaggiamento del protagonista era approssimativo. Assieme a Oggioni trovano spazio figure leggendarie di alpinisti come Bonatti, Aiazzi, Mauri.
L'autore racconta numerosi aneddoti sulla montagna e sulle persone che ne hanno fatto la storia. Queste ultime sono in buona parte alpinisti famosi, dilettanti e guide alpine, ma anche aristocratici, imprenditori e altri personaggi caratteristici.
Raccolta di aneddoti ed episodi sulla regione dell'Oberlad Bernese, dove il panorama e' dominato da tre montagne: Eiger (Orco), Monch (Monaco) e Jungfrau (Vergine). Sfilano guide alpine, sovrani come la Regina Vittoria, albergatori, romanzieri come Conan Doyle, attori. Oltre ai personaggi reali troviamo quelli immaginari come Sherlock Holmes e James Bond che ebbero alcune delle loro vicende ambientate tra queste montagne. Si parla delle montagne, delle citta' ai loro piedi, dello sviluppo del turismo e in particolare delle ferrovie.
Gli scritti piu' significativi di questo grande alpinista francese, nato in riva al mare nel 1921 e scomparso per un male incurabile nel 1985, raccolti dalla moglie in questa antologia. Si va dagli esordi sulle scogliere di Marsiglia fino alle Alpi e all'Himalaya. Emerge il ritratto di una grande guida alpina, che conosceva ad uno ad uno i suoi clienti e studiava per loro le salite piu' adatte, e di un pioniere della protezione dell'ambiente.
La straordinaria e tragica avventura di Maurice Wilson: visionario, aviatore e alpinista modesto che cerco' di scalare l'Everest in solitaria nel 1934.
Il giornalista Serafin ripercorre i momenti decisivi della vita alpinistica di uno dei maggiori interpreti di questa disciplina.
.Piu' che all'alpinismo il libro e' dedicato all'esplorazione, rivolta comunque alle aree montuose del pianeta e svolta dall'autore tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Novecento. Le scalate narrate piu' in dettaglio sono quelle degli esordi: Alpi e Monte Kenya. Poi vengono le grandi avventure himalayane e patagoniche. Il capitolo di Kunming in Cina e' piu' che altro una testimonianza di una grande rivoluzione del XX secolo
.La parte principale del libro descrive le due pionieristiche spedizioni che nel 1922 e 1924 cercarono di scalare il Monte Everest. In particolare l'autore sottolinea la sua alpinista con Mallory, dei vari scalatori sicuramente il piu' noto. Ma molti capitoli sono dedicati alle sue scalate sulle Alpi e al suo lavoro prima e dopo l'esperienza dell'Everest: chirurgo in India motivato dal bisogno di aiutare i meno fortunati. Dalle sue parole si capisce che Somervell non era colonialista.
.Tra il 1857 e il 1865 il Cervino era considerato il picco piu' difficile delle Alpi. Sulle sue creste si cimentarono due dei migliori scalatori dell'epoca: l'inglese Edward Whymper e il valdostano Jean-Antoine Carrel. Il libro e' incentrato su questi due personaggi, che agirono talvolta in collaborazione talvolta in aperta rivalita'. Senza tralasciare altri importanti protagonisti, l'autore ricostruisce i fatti e i retroscena che portarono alla drammatica prima ascensione di Whymper e all'immediata replica del valdostano pochi giorni dopo.
Leslie Stephen, letterato, baronetto, padre della scrittice Virginia Woolf, fu in gioventu' uno dei piu' bravi scalatori della sua epoca. Gli ingredienti di quegli
anni pionieristici, circa dal 1860 al 1870, ci sono tutti: vette alpine inviolate, tecnica ed equipaggiamento approssimativi, l'indispensabile aiuto delle guide, la
disponibilita' a situazioni spartane, una buona dose di audacia e incoscienza.
Nella seconda parte del libro l'autore parla della sua concezione dell'alpinismo, che egli considerava un grande gioco, e qui il professore diventa prolisso.
Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933) visto sia come alpinista sia come uomo. Vengono raccontate le grandi spedizioni alpinistico-esplorative in America, Asia e Africa, ma anche episodi della sua vita in guerra e in amore. Con frequenti riferimenti al contesto storico, data la natura del personaggio, appartenente ad una famiglia reale.
Un uomo instancabile. Una spedizione dopo l'altra: Everest, India, Tibet, Nanga Parbat. In ogni stagione, dal 1935 al 1953 (con la parentesi degli anni di guerra). Motivato anche dalla necessita' di guadagnare ma soprattutto dalla passione di scalare le montagne. Con in mente sempre la cima dell'Everest. "Quello ha tre polmoni!" dissero di lui gli svizzeri nel 1952. Si vede che il libro non e' scritto ma dettato: la narrazione e' di getto e incalzante.
Il protagonista, nato nel 1898 e scomparso nel 1979, nella sua vita compi' innumerevoli avventure. Questo libro ne racconta alcune: una spedizione sull'Himalaya dell'Assam (India), alcune ascensioni in Medio Oriente e un episodio della Seconda Guerra Mondiale nel Bellunese. Come maggiore dell'esercito britannico fu ufficiale di collegamento tra i partigiani e le forze anglo-americane.
Una biografia di un esploratore infaticabile, poche vette ma un'infinità di passi per esplorare le valli delle Alpi dalle Marittime alle Giulie fino a
diventarne probabilmente il maggior esperto mondiale.
Autore delle prime guide escursionistiche, botanico, politico, nacque a Dublino nel 1818 come suddito britannico, si sposò a Bassano del Grappa e divise la sua vita
tra Londra e Bassano, quest'ultima località spesso usata come base per le sue esplorazioni.
Molto connesso con le vicende politiche dell'Italia, verso cui simpatizzava, sia per matrimonio sia per la sua attività di parlamentare, in un decennio cruciale per la
nostra penisola quale fu il 1850-1859.
L'estate e' quella del 1984, gli alpinisti sono un gruppetto di polacchi squattrinati e con attrezzatura approssimativa. Il momento topico della loro vacanza sulle Alpi, con base al campeggio di Chamonix, e' l'ascensione del Monte Bianco. Il narratore rimane anche affascinato da una ragazza francese, un amore che non avra' seguito. Lo stile del racconto e' soprattutto umoristico.
Un classico del periodo pionieristico dell'alpinismo, scritto dal piu' famoso scalatore dell'epoca. Tra il 1860 e il 1865 il giovane inglese compie un numero impressionante di prime ascensioni sulle grandi vette delle Alpi. Ma il suo obiettivo principale e' la conquista del Cervino: un'impresa che costera' la vita a quattro alpinisti.