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E’ stata una gita S.E.M., Società dove sono stato presentato da un amico-collega. Gli organizzatori hanno proposto questa escursione in un ambiente naturale molto
meno antropizzato di altre zone più note e frequentate.
Da Casere/Kasern (m.1590) una strada turistica sale dolcemente tra ampi prati transitando da alcune malghe (alm), poi la valle del torrente Aurino si restringe parecchio per
aprirsi nuovamente nei prati della Kehreralm (m.1842). Tutte queste strutture sono punti di ristoro. Dalla Kehreralm un sentiero sale lungo la forra del torrente e sbuca
nei prati della Lahneralm (m.1986), chiusa. Qui appare ben visibile il Picco dei Tre Signori/Dreiherrnspitz (m.3498). Attraversati i prati si sale per sentiero
con numerose svolte il ripido pendio erboso sulla cui cima, 450 metri più in alto, sorge il Rifugio Brigata Tridentina/Birnluckenhutte (m.2441). Arrivo al rifugio
nelle 2h50 indicate dalla tabella.
Dal rifugio la Vetta d’Italia appare come uno spuntone roccioso della cresta a settentrione, assai meno evidente della vicina e tozza Pfaffenschneidkopf (m.2914), da cui scende la turrita cresta Pfaffenschneide. Sul versante opposto, dal Picco dei Tre Signori si prolunga la cresta Althausschneide (m.3226) con quel che rimane dei suoi ghiacciai. Il rifugio è il nostro punto di pernottamento ma, prima che il tempo si guasti, assieme a qualche compagno di escursione salgo alla Forcella del Picco/Birnlucke (m.2665), sul confine con l'Austria, dove il Land Salzburg si incunea tra il Tyrol e l’Ost-Tyrol.
La mattina seguente il cielo è sereno ma non limpido, a ovest si vedono le prime nuvole della perturbazione in arrivo. Partiamo alle 7.15 e percorriamo il traverso
a saliscendi, da est verso ovest e sulla destra orografica della valle, in parte su prati e in parte su detriti talora scistosi talora granitoidi, fino al bivio di
quota 2506 per la Vetta d'Italia. Intanto è diventato visibile il Pizzo Rosso di Predoi/Rotspitz (m.3495).
Al bivio abbandoniamo momentaneamente il sentiero 13 e cominciamo a salire decisamente verso nord, quasi subito su pietraia dove i blocchi sono stati spostati e
sistemati perché il percorso assomigli a un sentiero, segnato anche da ometti. Più avanti la pietraia diventa a grossi blocchi impossibili da smuovere e sui quali
ci muoviamo cercando ognuno la via senza badare troppo agli ometti. Superato un piccolo nevaio, un grosso ometto indica il punto dove ricomincia la traccia. E qui
appare, oltre una cresta, il Grossvenediger, il “Gran Veneziano” (m.3674), la seconda montagna degli Alti Tauri.
Dopo un altro breve tratto su grossi blocchi, la
traccia sale tra i detriti, ripida ma ben marcata e con stretti tornanti. Poi prosegue su terreno erboso tra rocce affioranti, alternando traversi a strette svolte.
Una corda fissa aiuta a superare un breve canalino comunque ben appigliato: ne appezzerò l'utilità in discesa sulla lastra di roccia scivolosa. Tratti esposti non
ce ne sono, su sentiero con qualche corda fissa si taglia un pendio facendo ovviamente attenzione a come e dove si cammina perché cadendo malamente si può
finire su salti di roccia. Ancora una rampa diagonale, due gradini di roccia un po' alti che aggiro e sono sulla Vetta d'Italia/Klockerkarkopf (m.2912).
Un tempo identificata come il punto più a nord dello spartiacque italiano, tale caratteristica spetta invece ad una vetta immediatamente a nord-est, la Testa Gemella Occidentale/Westl-Zwillingskopf. Dal versante nord la lunghissima Krimmler Achental scende verso le cascate di Krimml in Austria, a sinistra appare l’Eissee tra le rocce. Intanto, come annunciato, il cielo si è coperto anche se le cime delle montagne sono ancora visibili. Abbiamo raggiunto la vetta in 14, la quasi totalità della comitiva, e ora vorremmo scendere per raggiungere il bivio prima che inizi a piovere seriamente. Dal rifugio ho impiegato poco più di 2 ore.
Un po’ tra le nuvole che ormai salgono dal fondovalle e tra qualche goccia di pioggia ritorniamo sul sentiero 13. Continuiamo, adesso sotto una leggera pioggia, lungo
il traverso che prosegue verso ovest. Aggiriamo la rocciosa Pfaffenschneide e sull’altro versante troviamo una scala con almeno un centinaio di gradini in legno,
con mancorrente, che aiuta nella discesa di una gola. Come costruzione ed esposizione questa è una vera scala e non una scaletta delle vie ferrate. Il traverso prosegue
a saliscendi e ben tracciato, con il Sole deve essere molto panoramico, invece lo percorriamo tra le nuvole ma per fortuna avevamo fotografato le montagne nella
prima parte della giornata.
Con una breve salita si arriva in vista del Rifugio Vetta d’Italia/Kimmler-Tauern-Hutte (m.2567), oggi chiuso e di proprietà della Guardia di Finanza.
Qui io insisto un attimo e con un amico salgo al vicino Passo dei Tauri/Kimmler Tauern (m.2632), dieci minuti più in alto. Il sentiero conduce su una forcella di
confine, secondo me un po’ più alta della più ampia sella principale.
Adesso rimangono soltanto un’ora e mezzo di discesa verso il fondovalle, su comodo sentiero con innumerevoli tornanti, passando per la Tauernalm (m.2018), un po’ nella nebbia
e un po’ sotto la solita pioggerella, e poi l’ultimo tratto sulla stradina fino a Casere.