Home page o elenco delle gite in montagna

Becca Torché (m.3016); Gruppo del Monte Rosa (creste meridionali)

Le becche Torché e Vlou, che insieme si chiamano Dames de Challand, sono tra le montagne più visibili e riconoscibili della Valle d'Aosta per le loro forme piramidali avvistabili da molti punti della bassa e media valle.
La salita alla Torché dalla valle di Gressoney si svolge con un tipico sentierino valdostano su terreno erboso e scisti affioranti, quasi sempre ben tracciato e segnalato.
Attenzione però: inizio a descrivere la gita da San Grato (m.1684), una frazione di Issime dove io e due amici siamo arrivati con un passaggio in auto. Per arrivarvi, una volta giunti a Issime in val di Gressoney, bisogna seguire le frecce che indicano San Grato (assieme a molte altre località). Poi per le auto dei non residenti nell'estate 2012 la situazione era questa: lungo la strada a circa 1350 metri di quota c'era un cartello con scritto che da quel punto bisognava avere un permesso acquistabile in alcuni negozi di Issime a 40 euro e valido un anno.
Se si lascia l’auto all'ultimo parcheggio prima del cartello (ci sono solo 3-4 posti) bisogna fare circa 250 metri di dislivello in più. Altri posti auto si trovano ancora più in basso.

A San Grato le tabelle indicano per la Becca Torché un tempo di 4h15 e il sentiero 1C, più avanti resteranno ometti e frecce gialle. Per un'ora camminiamo con poca pendenza lungo la valle che scende dal colle Dondeuil (Vallon de Scheity) fino ad arrivare all'alpeggio Munes (m.2021). Appena passate le case, le frecce dicono di attraversare i prati verso nord e portarsi sul versante opposto della valle. Dunque lungo questo itinerario la deviazione per la Torché si trova molto prima del Colle Dondeuil.

Attraversati i prati puntare a una casetta addossata a un masso (c’erano alcuni ometti crollati). Il sentierino, all'inizio poco visibile ma segnato da un ometto e poi più marcato, comincia a salire a tornanti, si infila in un canale erboso e poi ne esce.
Tra i 2300 e i 2550 metri circa incontriamo alcuni punti caratteristici letti in varie relazioni: la casetta con tubo di plastica per captare l'acqua (credo la "Betti" della cartina n.12 edita da L'Escursionista), una serie di tornanti che porta ad un traverso accanto a una parete rocciosa ben visibile dalla casetta precedente e sopra un piccolo muretto a secco.
Con un altro tratto a svolte in salita il sentierino sbuca su un pendio erboso e di rocce affioranti, a circa 2650 metri, da dove si vedono benissimo le due becche e il punto che dobbiamo raggiungere per salire la Torché: il colletto della cresta alla nostra sinistra, nel punto in cui finisce la parte rocciosa.
Visto che il percorso ci è evidente non facciamo caso ai segnali, in questo tratto costituiti solo da ometti, e puntiamo dritti verso il colletto mentre gli ometti fanno fare un giro più largo.

Dal colletto, a circa 2800 metri, il sentierino prosegue sulla cresta con qualche scavalcamento di blocchi rocciosi e qualche tratto di pietrisco. Man mano che si sale la cresta si allarga. La placca rocciosa che difende la vetta è molto appoggiata e rugosa e non pone problemi nemmeno ad un non-arrampicatore come me.
Il tempo impiegato per salire è stato di 3 ore e 45 compresa una piccola sosta. Dalla cima ampio panorama su tutte le principali vette della Valle d'Aosta.


HOME... MONTAGNA... VIAGGI... SPORT... LIBRI... RICETTE