Da Tarvisio andiamo in auto ai laghi di Fusine. L'ultimo tratto di strada è in una valle strettissima lungo l'emissario dei laghi, il Rio del Lago, e qui si trovano i primi parcheggi e il sentiero lungo il Rio. Abbiamo posteggiato in una piazzola davanti al ristorante Edelweiss sul lago Inferiore. Il parcheggio più grande è in cima al lago Superiore.
Iniziamo percorrendo la sponda orientale del Lago Inferiore (m.924) su comodo sentiero poco distante dalla strada. Alla fine del lago seguiamo le indicazioni per il lago Superiore. Il sentiero si inoltra nel bosco, passa accanto ad un grande masso erratico attrezzato a palestra di roccia (masso Pirona) e si porta sulla sponda nord del lago Superiore (m.929) dove appare la parete del Mangart. Contorniamo anche questo lago, sempre sul lato est, su sentiero diventato più stretto e un po’ accidentato per radici e rocce affioranti (ci sono turisti che lo percorrono con calzature cittadine e imprecano). Al suo termine c’è il parcheggio principale con annessa “spiaggia” erbosa che più tardi sarà sede di turisti dediti al pic-nic o a prendere il sole.
Dal parcheggio inizia la pista forestale per il rifugio Zacchi. Percorrendola, ben presto sulla sinistra si stacca il sentiero per il rifugio, indubbiamente più breve. Questa vacanza in Friuli deve essere rilassante il più possibile per cui continuiamo lungo la forestale, larga e con ampie curve e tornanti. Passati accanto alla Capanna Ghezzi, chiusa e non custodita, arriviamo poi al rifugio Zacchi (m.1380) sempre accompagnati dalle vedute sulla parete rocciosa che va dal Mangart al Mangart di Coritenza e alla Veunza.
La costruzione in legno del rifugio Zacchi e la sua collocazione nel bosco sotta la rocciosa Ponza Grande sono gradevoli. Facciamo conoscenza con una simpatica signora che sa tutto degli itinerari della zona e con i suoi educatissimi nipoti, cosa rara di questi tempi. Peccato che il signore al banco del rifugio sia stato scortese con noi, con le sue collaboratrici e con i nipoti della signora.
Tornati ai laghi ne percorriamo stavolta le sponda ovest, sempre su sentierini un po’ sconnessi e passando accanto a un altro enorme masso erratico (masso Marinelli). Stamattina la prima impressione dei laghi era stata un po' deludente perché me li aspettavo più grandi. Ora li osservo così come sono, ne apprezzo la limpidezza e ne osservo la fauna (trota fario e salmerino alpino).
Raggiunta in auto Valbruna continuiamo fino al parcheggio per il rifugio Pellarini.
Dal parcheggio (m.868) seguendo rigorosamente i cartelli si abbandona subito la pista forestale, si percorre il ponte sul
torrente Saisera, lo si costeggia sul sentiero 616, si lascia a sinistra la sterrata 615 che sale al Monte Lussari e si
ritrova la forestale lasciata alla partenza.
Con la pista forestale si procede nel bosco, che fa parte della Foresta di Tarvisio, tra salite e falsopiani avendo a destra
la parete est del Nabois Grande (m.2313), arrivando alla stazione inferiore della teleferica del rifugio a 1150 m.
Qui il tracciato diventa sentiero che sale prima in diagonale sotto una parete rocciosa, poi a svolte nel bosco. Lasciato a
sinistra il sentiero per la Sella Prasnig si cominciano a vedere a poca distanza le cime del gruppo delle "Rondini".
Si esce dal bosco e sulla destra si vede il rifugio, sotto le pareti rocciose di Cima di Riofreddo, Madri dei Camosci e Jof
Fuart. Attraversato in piano un ghiaione, un'ultima serie di tornanti porta al rifugio.
Da più parti questo itinerario è indicato come "Turistico/T". Io lo considero "Escursionistico/E" perchè ha anche lui tratti
in pendenza su fondo accidentato che richiedono un impegno superiore alla passeggiata nel bosco oltre a calzature adeguate.
Dal rifugio si possono salire lo Jof Fuart (alpinistico), il Nabois Grande (EE), la Sella Nabois traversando al bivacco
Mazzeni (EEA), la Sella Carnizza traversando nella Valle di Riofreddo (EE).
Il rifugio Corsi è il più alto del Tarvisiano e delle Alpi Giulie italiane.
Il sentiero più panoramico per raggiungerlo è il 625 che parte da Sella Nevea, passa vicino alla Casera Cregnedul, valica
il Passo degli Scalini (m.2022) e scende al rifugio. Noi però quest'anno abbiamo preso gusto a camminare lungo le piste
forestali e scegliamo il 628, quello che passa dalla Malga Grantagar. Peccato che la parte alta della pista sia cementata.
Prima parte dunque su pista forestale, inizialmente a tornanti poi su traverso ascendente nel bosco fino a uscire sui pascoli
della Malga Grantagar (m.1530). Davanti a noi si apre l'anfiteatro roccioso dal Campanile di Villaco alla Cima del Vallone,
con al centro il rifugio. Un cartello un po' decentrato indica la scorciatoia lungo il più ripido "Sentiero dei Tedeschi".
Dopo la malga continuiamo sul sentiero 628, prima nel lariceto poi a tornanti tra i pini mughi lasciando a destra una
parete rocciosa e intuendo la cengia su cui si passerà in seguito. A circa 1900 metri ci si innesta sul sentiero 625 che
scende dal Passo degli Scalini. Seguendolo verso destra si percorre la cengia, si notano a sinistra opere militari austriache
della Prima Guerra Mondiale, si passa sotto l'Ago di Villaco e si scende in breve al rifugio.