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Escursioni ai rifugi Città di Trento e Caré Alto; Val Rendena, gruppo Adamello - Presanella.


Rifugio Città di Trento al Mandron (m.2449).

Una giornata di sole questo 24 luglio 2006 in cui decidiamo di salire al rifugio. Da Pinzolo andiamo in auto a Malga Bedole (m.1584) alla fine della strada asfaltata che percorre la Val Genova.
Dal parcheggio presso Malga Bedole attraversiamo l'ampio prato in cui sorge la malga e in pochi minuti su strada sterrata siamo al rifugio Bedole (m.1640). Qui comincia il sentiero per il rifugio Città di Trento.

Il sentiero si divide in due tratti ben distinti. La prima parte sale con svolte strette e numerose fino al limite del bosco, ad un luogo chiamato Sasso di mezza via, dove appunto su un roccione sta scritto che si è a metà della strada per il rifugio. Il secondo tratto è un lungo traverso su terreno erboso con rocce affioranti, intervallato da tornanti che fanno guadagnare quota. All'inizio di questo tratto si incontrano due settori con alcuni metri un pò esposti dove corde fisse aiutano a non scivolare, soprattutto in discesa.
Man mano che si sale il panorama diventa più ampio sul Crozzon di Lares (m.3354), il Corno di Cavento (m.3405), le Lobbie (m.3196), la Cresta Croce (con la cima dedicata a Giovanni Paolo II m.3307) e i ghiacciai della Lobbia e dell'Adamello, le cui fronti si sono ritirate tanto da essere ben visibili soltanto presso il rifugio. Le acque di fusione precipitano dalle valli sospese con fragorose cascate. Salendo abbiamo alle spalle il monte Gabbiolo (m.3458), cima dal versante nord ghiacciato e che nasconde la vicina Presanella.
A pochi minuti dal rifugio si trovano il piccolo edificio del Centro Studi Glaciologici Julius Payer (interessante la carta ottocentesca che mostra un'estensione dei ghiacciai ampiamente superiore a quella odierna), i ruderi del rifugio Leipziger costruito dai Club Alpini tedesco e austriaco e distrutto durante la Prima Guerra Mondiale, un piccolo cimitero di guerra italiano e una chiesetta. A differenza del rifugio, che appare all'ultimo momento dopo una svolta, la costruzione del Centro Studi è visibile già molto prima.
Al rifugio si possono visitare i laghi e i laghetti che si trovano sui prati circostanti.

Inoltre la Val Genova merita una gita, senza l'obbligo di raggiungere mete più elevate, per sostare davanti alle cascate e percorrere tratti del sentiero di fondovalle in un ambiente naturale in gran parte integro.


Rifugio Caré Alto (m.2450).

Lunga camminata, fatta il 26 luglio 2006 in una giornata non è bellissima.
Da Borzago, frazione di Spiazzo, arriviamo in auto al Pian della Sega (m.1260) percorrendo la lunga Val Borzago. L'inizio del sentiero ci porta presso i ruderi di Malga Coel (m.1440), che lasciamo sulla destra, e dalle cui vicinanze si comincia a salire a tornanti fino al ponte Zucal (m.1638) sul rio Bedù.
Dopo il ponte inizia una salita a tornanti, a destra del torrente che scende dalla Val Conca con una cascata e in una zona di vegetazione non alta che non offre riparo dal sole. A circa 2000 metri si traversa fino allo sbocco della Val Conca e qui più in alto appare il rifugio. Ormai su erba tra rocce affioranti il sentiero sale con molti tornanti sul fianco sinistro idrografico della Val Conca fino al rifugio (m.2450).
A pochi passi dall'edificio del rifugio si trova una chiesetta costruita durante la Prima Guerra Mondiale da prigionieri russi sulle forme delle chiese del loro paese.

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