Monte Bianco m.4810; Alpi Graie;
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La mia scalata al Monte Bianco si è svolta il 21-22 agosto 2018 in cordata con la guida alpina Paolo Tombini e l'organizzazione della
società Lyskamm4000.
Il tempo atmosferico è stato bello al mattino e nel primo pomeriggio di entrambe le giornate, cosa che ci ha permesso sia di salire al Refuge Gouter
sia di salire e scendere dalla cima senza problemi meteorologici.
Le condizioni della neve erano buone perché dopo le due settimane particolarmente calde di agosto di quest'anno ci sono state alcune giornate più
fresche con alcune precipitazioni in quota che hanno migliorato la situazione della via.
Il primo giorno abbiamo impiegato 5 ore per salire dalla stazione Nid d'Aigle del Tramway du Mont Blanc fino al Refuge Gouter, il secondo giorno
4 ore e 20 minuti per arrivere in cima e 11 ore complessive per salire e tornare al Nid d'Aigle compresa circa un'ora per le soste.
Primo giorno: salita al Refuge Gouter (m.3835).
Alle 6.30 a Courmayeur avviene l'incontro con la guida alpina Paolo Tombini che si dimostrerà molto professionale. La partenza a piedi avviene alle 8.30
dalla stazione Nid d'Aigle (m.2370) del trenino del Monte Bianco, preso a Bellevue con la funivia di Les Houches, località del comune di Chamonix. Dopo venti mesi
di progetti, dubbi e gite di allenamento finalmente si comincia!
Il sentierino sale su pietraia fino al bivacco Baraque des Rognes, poi continua tra i sassi e con innumerevoli svolte fino al ghiacciaio di Tete Rousse che
precede il rifugio omonimo. Il percorso si svolge al cospetto della parete nord della Aiguille de Bionassay con il suo ghiacciaio che scende ancora a 2000
metri. Verso sinistra belle vedute sulle Aiguilles de Chamonix, vedo l'Aiguille du Midi e realizzo che oggi dovrò arrivare alla sua altezza.
Attraversato il ghiacciaio su una buona traccia, con un sentiero su detriti ci portiamo sul bordo del canale / couloir, il tratto più pericoloso della via.
Lo troviamo senza neve, sono le 11 e rumori di pietre cadenti non ne sentiamo. Lo attraversiamo in cordata, io dietro al passo veloce della guida. Sono 70
passi dei miei, circa 40 secondi. A partire dalle 11.30 vedremo delle pietre precipitare, anche se con frequenza non allarmante, e chi è in alto sullo
sperone avvisa urlando "pierre" a coloro che sono in basso.
Passato il canale / couloir iniziamo la salita dello sperone roccioso e detritico che sbuca al vecchio rifugio Gouter, 600 metri più in alto, da cui in breve su neve si traversa al rifugio nuovo. E' un'alternanza di sentierino attrezzato facile oppure senza cavi dove non sono necessari, con però un tratto intermedio di grossi blocchi senza attrezzature in cui si arrampica facilmente ma che mi dà qualche pensiero per la discesa. Devo però ricordarmi che sono accompagnato da una guida alpina! Comunque questo sperone lo maledico, faccio molta fatica, specie negli ultimi 200 metri di dislivello, per colpa anche dello zaino d'alta quota. Non ricordo un rifugio più faticoso di questo. Poi mi riprendo quando vedo che ho impiegato 5 ore, come indicato in tante mie documentazioni, e quando vedo che ho davanti tutto il pomeriggio da dedicare al riposo perché sono le 13.30.
Secondo giorno: salita al Monte Bianco.
Sveglia alla 1.30 al rifugio Gouter, colazione alla 1.50 (dieci minuti prima del previsto), partenza alle 2.25. Come ho detto mi accompagna Paolo Tombini
guida alpina di Lyskamm4000. Già l'anno scorso mia moglie mi voleva regalare questa ascensione e adesso è arrivato il momento.
La via delle Bosses (collinette) è un susseguirsi di pendii che per i miei standard hanno una pendenza non trascurabile, alternati a tratti di cresta con
qualche breve discesa. La guida imposta un ritmo lento ma regolare, mi raccomanda di seguirlo in modo da evitare soste ripetute e ravvicinate, limitandomi
alle 4-5 previste per bere e mangiare qualcosa. Così ce la dovrei fare in 5 ore e anticipare nel rientro dal rifugio Gouter gli acquazzoni possibili da
mezzogiorno. Ad ogni pendio che mi si para davanti penso che non ce la farò, lo salgo appunto andando adagio e respirando profondamente. Sui pendii Paolo
descrive delle zeta che mi favoriscono, dove c'è la cresta ovviamente bisogna adattarsi.
Su uno dei primi pendii anche al buio mi faccio un'idea di dove sono: sulla cima del Dome du Gouter (m.4304). E' un buon antipasto, intanto comincio col
festeggiare il mio decimo "4000", con due zollette di zucchero e due bicchierini di tè. Lo svantaggio è che perdiamo circa 70 metri di dislivello.
Alle 4.30 siamo alla Capanna Vallot, dopo due ore dal rifugio. Al buio vedo quel che mi aspetta poco alla volta e forse è un bene. Dopo aver percorso
anche tratti su cresta piuttosto affilata e con pendii che scivolano da entrambi i lati, arriviamo sulla prima e poi sulla seconda “bosse”. Sono le 5.30,
e' trascorsa un'ora dalla Capanna Vallot.
Ormai c'è luce e alla terza “bosse” la parte finale della montagna è ben visibile e appare quella che sembra la cima. Si salgono le ultime rampe fino alla finta
cima, poi un'ultima cresta e alle 6.45 poniamo piede sulla cima del Monte Bianco, dopo 4 ore e 20 dal rifugio. Il ritmo imposto dalla guida si e' rivelato vincente:
fare fatica era inevitabile ma non sono stravolto e nelle mie tante simulazioni mai avevo pensato di impiegarci meno di 5 ore. Anche le condizioni della neve, buone o
ottime, ci avranno aiutato.
La cima e' una cresta lunga circa 100 metri. Mi piace questa sensazione di altezza che dà la montagna più alta delle Alpi. Il tempo finora è stato bello e
non c'è nemmeno vento.
In discesa fino al rifugio Gouter il Sole ormai splende e si apprezza l'ambiente di alta montagna che si è salito al buio. Per l'ambiente mi piacerebbe
tornare, per la fatica fatta ieri nel salire al rifugio Gouter no.
Avevamo elaborato piani di riserva in base al tempo impiegato e alle condizioni meteo, piani che prevedevano anche di fermarci questa notte a uno dei rifugi ma alle 9 siamo al rifugio Gouter e secondo le previsioni aggiornate il tempo terrà almeno fino al pomeriggio,
quindi alle 9,45 iniziamo a scendere con meta Les Houches. Il tratto di sperone a grossi blocchi che ieri, pensando alla discesa, mi aveva preoccupato non mi
dà problemi perché trovo appigli e appoggi ovunque. Inoltre sono in cordata con una guida che oltretutto conosce a memoria dove è meglio passare.
Il temuto canale lo attraversiamo alle 11, stesso orario di ieri. Fino a questo momento, da che stiamo scendendo, oggi nessuna pietra è caduta.
Più avanti, l'ultimo tratto di discesa dalla Baraque des Rognes lo percorro barcollando finché all'improvviso appaiono vicini prima il rifugio Nid d'Aigle
poi la stazione del Tramway du Mont Blanc dove termina la nostra ascensione. Sono circa le 13.25 quindi complessivamente ci ha richiesto un impegno di 11
ore compresa circa un'ora di sosta.
La guida è contenta del mio comportamento, l'anno scorso le circostanze avevano giocato a sfavore, quest'anno a favore. Questa volta “tutto quello che poteva andare bene è andato bene”.
Per questa salita ringrazio la mia famiglia e in particolare mia moglie principale sponsor, i miei amici che mi hanno dato molti consigli, la professionalità
della guida e poi mi ci metto anche io perché le gambe arrivate in cima sono le mie.