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Alcune escursioni sulla Grigna Settentrionale o Grignone: 1) via della Ganda, 2) via del Nevaio e la cresta di Piancaformia, 3) dal Colle di Balisio, 4) Pizzo della Pieve e Grignone per la via "Cornell Bus"

1) Via della Ganda

Giornata estiva il 13 giugno 2004 ma condizioni sicuramente primaverili per la neve abbondante. Con l'amica Silvia sono salito per la via della Ganda innevata a partire da 2000 metri.

L'itinerario parte dal Vò di Moncodeno (m.1466), raggiunto con l'auto da Esino Lario passando per la località Cainallo. Segue un comodo sentiero fino al rifugio Bogani (m.1822). Subito dopo si tralasciano le deviazioni per la Cresta di Piancaformia e per la via del Nevaio, il sentiero diventa più ripido e raggiunge la statuetta della "Madonnina". Da qui in avanti c'era soltanto neve, anche se non gelata e con traccia di passaggio. Dapprima abbiamo percorso un tratto in graduale pendenza, sul versante nord della montagna (vedi fotografia), mantenendoci ben sotto la cresta di Piancaformia. Giunti all'incirca sotto la cima, siamo saliti dritti per il pendio finale, più ripido, sbucando al rifugio Brioschi, pochi metri sotto la croce di vetta (m.2409) che poi abbiamo raggiunto. Discesa per la stessa via.

2) Via del Nevaio e cresta di Piancaformia

Il 24 ottobre 2004, quattro mesi dopo la via della Ganda, con l'amica Silvia sono ancora sul Grignone. Stavolta saliamo per la via del Nevaio.

Partiamo sempre dal Vò di Moncodeno (m.1466), tocchiamo ancora il rifugio Bogani (m.1822) da cui prendiamo il sentiero per la via del Nevaio. Attraversiamo una zona erbosa con frequenti inghiottitoi e raggiungiamo un bivio. Qui facciamo attenzione a non prendere il sentiero che piega nettamente a sinistra verso il Palone ma seguiamo sempre il segnavia 37 (indicato anche su un sasso in mezzo a un prato). Attraversiamo la zona di prati e rocce affioranti detta le Foppe e lasciamo a sinistra l'ampia spaccatura del Passo Zapel.

Più avanti il sentiero, sempre indicato dal numero 37 e da bolli gialli, si svolge in mezzo a sfasciumi un pò faticosi per poi sbucare nella conca del nevaio. Oggi è autunno inoltrato, il nevaio è di neve dura. Non ricordo perché ma non abbiamo portato i ramponi e non volendo salire sul nevaio pieghiamo a sinistra su sfasciumi dove perdiamo parecchio tempo e facciamo fatica perchè ad ogni passo si affonda. Usciti da questo tratto antipatico il sentiero attraversa ghiaioni alternati ad alcuni tratti di roccette. Piega poi a sinistra per salire alla cresta nord-est della montagna raggiungendola alla Bocchetta del Nevaio (m.2315). Il panorama è molto ampio e spazia dal Monte Rosa al Bernina e anche oltre. Oggi abbiamo sotto di noi il mare di nuvole che ricopre la pianura a circa 2000 metri mentre sopra splende il sole. Lungo la cresta, per tracce di sentiero, raggiungiamo la cima del Grignone e il rifugio Brioschi. Abbiamo impiegato 4 ore, non siamo andati forte ma regolari, abbiamo perso tempo sul tratto di sfasciumi e fatto una sosta per uno spuntino.

Decidiamo di non scendere per il sentiero normale ma per la Cresta di Piancaformia (nord-ovest), ben più panoramica. Il primo tratto di discesa è in comune con la via della Ganda e si svolge su roccette facilitate da catene. Poi, dopo un tratto circa pianeggiante e un lastrone roccioso con corda fissa, troviamo il bivio per il rifugio Bietti e la Cresta di Piancaformia. Quest'ultima è una successione di saliscendi, molto panoramica e interrotta da alcuni passaggi su roccette.
Alla Bocchetta del Guzzi lasciamo a sinistra il sentiero per la via Guzzi e il rif.Bietti e continuiamo lungo la cresta. Scavalchiamo la Cima di Piancaformia (m.2105) per poi scendere, dapprima in cresta e poi con stretti tornanti nel bosco, alla Bocchetta di Piancaformia (m.1805). Ormai abbiamo perso quota e quindi siamo passati sotto lo strato delle nuvole, dando l'addio per oggi al cielo azzurro e al sole. Raggiunta in leggera discesa la Bocchetta di Prada (m.1626), in breve ci ricolleghiamo al sentiero di salita non distanti dal punto di partenza.

3) alcune salite dal Colle di Balisio

Aprile 2018: in quattro amici vogliamo salire il Grignone per la via invernale che oggi è parzialmente innevata.
La neve è molle e molto pestata, discontinua a partire da 1700 metri, continua dal bivacco Riva-Girani (m.1830). Dopo il bivacco e fino alla cresta si sale il cosiddetto “muro del pianto” e dove la pendenza e lo spessore della neve aumentano faccio fatica. Esattamente un anno fa sono salito da qui senza un filo di neve. Oggi, fuori dalla via tracciata, in qualche valletta si notano accumuli di valanghe.
Sono le 12.30 quando raggiungo la cresta, i miei soci saranno già in cima. Eravamo partiti alle 8.15. Faccio 15 minuti di pausa pranzo, mi è indispensabile, poi riparto. La traccia è sempre presente, per qualche metro mi sembra troppo vicina al filo e allora mi sposto poco più in basso su una traccia meno marcata. Incontro i miei amici alla croce di vetta, alle 13.30, giusto al tempo-limite che mi ero dato. Sono comunque soddisfatto della meta raggiunta e di un’escursione non breve in ambiente parzialmente innevato che ha dato un’idea dell’alta montagna.
La discesa non riserva sorprese, non si affonda neanche tanto nella neve.

E' il 23 aprile 2017 quando, lasciata a casa l'auto, pensavo fare un'escursione partendo dalla stazione di Lierna. Poi un incontro inaspettato alla stazione di Lecco mi convince a salire al Grignone da Balisio per la via invernale, che oggi dopo questo inverno poco nevoso si presenta in condizioni estive, ma che non ho mai percorso in salita.
Fino al bivio di quota 1700 circa il sentiero è quello descritto più sotto, dove parlo delle escursioni precedenti. Al bivio, invece di andare a sinistra con l'ampio giro del percorso classico estivo, si affronta direttamente su tracce di sentiero il pendio erboso detto "muro del pianto", passando per la baita bivacco Riva Girani il località Comolli (m.1830). Sul "muro" mi devo impegnare un pò ma comunque arrivo in vetta esattamente 4 ore dopo la partenza dal Colle di Balisio. La neve è stata soltanto sfiorata sulla cresta finale. Oggi il tempo è sereno, da tanto tempo dalla cima del Grignone non vedevo nè la Grignetta con i suoi torrioni nè tante altre cime, le volte precedenti quando arrivavo qui c'era sempre la nebbia.
La discesa avviene per la via estiva, passando dalla Bocchetta della Bassa, con la variante della Foppa del Ger che si ricongiunge al sentiero di salita poco più in alto del Pialeral. Affrettando il passo arriviamo con pochi minuti d'anticipo per prendere l'autobus delle 16.21 per Lecco.

Nel giugno 2016 c'era bisogno di un pò di allenamento e allora sono tornato sul Grignone dal Colle di Balisio, a due anni dall'ultima visita. Parcheggiamo sul Colle, non ci facciamo sconti e non proseguiamo in auto fino alla chiesetta del Sacro Cuore. Oggi siamo in tre, oltre a me ci sono Andrea e Marco, e grazie all'esempio degli amici che hanno qualche anno di meno miglioro il mio tempo di salita portandolo a 3h45 contro le 4h30 della volta precedente, compresa una sosta alla Bocchetta della Bassa vicino al bivacco Merlini.
Abbiamo camminato lungo la via estiva, in completa assenza di neve mentre sul versante del Cainallo nell'ultima parte c'era ancora un bel nevaio, ben pistato. La cima era discretamente affollata: forse una parte degli escursionisti del sabato hanno optato per oggi visto che era il giorno meno peggiore dei due. Il tempo è stato quasi sempre nuvoloso, tranne un'occhiata di Sole pomeridiana, ma niente pioggia.
Dopo una rapida visita al rifugio Brioschi abbiamo iniziato la discesa, dove abbiamo deviato per passare da quel bivacco che è addossato all'affioramento roccioso dove alcune carte indicano "Grotte di Paroeul" o nomi simili, e che abbiamo trovato chiuso. Siamo poi scesi sul fondo della valletta (Foppa del Ger) che scende a destra dell'affioramento roccioso per ricongiungerci al sentiero di salita poco più in alto del Pialeral e intanto abbiamo incontrato un'amica che ci ha accompagnato nella restante parte della discesa.

Nel giugno 2014 per la prima volta sono andato sul Grignone e al rifugio Brioschi partendo dal Colle di Balisio. Sono salito dal sentiero estivo e sceso da quello invernale. I due percorsi si separano alla quota di circa 1700 metri, dove su un masso c'è l'indicazione per la via invernale. Ho trovato soltanto alcune lingue di neve nel tratto mediano del sentiero estivo, dopo il bivio per quello invernale e prima della bocchetta della Bassa. Dopo un lungo tratto immerso in una nuvola, nei pressi della cima splendeva il Sole. Tempo di salita con passo tranquillo: 4 ore e mezzo comprese due brevi soste al rifugio Antonietta e alla bocchetta della Bassa, dove c'è il bivacco Merlini.

4) Pizzo della Pieve e Grignone per la via "Cornell Bus"

E' il 17 giugno 2018 quando quattro amici mi convincono a percorrere questo itinerario, che di base è una traccia di sentiero ripida, con pochi segni e sbiaditi, talora esposta su ripidi prati e salti di roccia. Da Baiedo, parcheggio di via Novella, fino alla chisetta di San Calimero (m.1495) è un comodo sentiero, poi si abbandona il sentiero per il Pialeral per seguire una traccia nell’erba che parte dietro la chiesetta e sale verso il modesto Zucco di Falò. Lo aggiriamo per prati e arriviamo al vicino Passo del Salivo (m.1574). Intanto davanti a noi è apparsa la ripida cresta da salire: la cresta est del Pizzo della Pieve o via del “Cornell Bus”.
Ho diverse cartine che descrivono le Grigne e una soltanto, la più vecchia, segna un sentiero in questo settore ma secondo me un po' spostato verso sinistra rispetto alla cresta che percorreremo. Intanto qualcuno considera il Passo del Salivo come il punto di non-ritorno, nel senso che d’ora in avanti non è consigliabile ridiscendere per la stessa via ma proseguire verso l’alto, dove la prima via di fuga è lo sbocco della via invernale per il Grignone. Questa è una delle vie escursionistiche meno semplici per raggiungere la cima del Grignone e per prudenza ho portato l'imbragatura mentre un volonteroso ha nello zaino uno spezzone di corda: non saranno necessari.

Dopo una rampa erbosa che porta a dei caratteristici rami secchi, quel che resta di alberelli morti, si incontra un breve tratto di roccette. Seguono una cresta quasi orizzontale esposta su un salto di roccia sulla destra, un traverso ascendente su prati e un tratto più ripido di cresta. Più avanti c’è un traverso significativo verso sinistra concluso da una salita su roccette verso destra. Risaliamo poi un prato ripido, con zolle di terreno e vaghe tracce, per riportaci sul filo di cresta. Più avanti troviamo il canalino, erboso nella parte bassa e più roccioso nella parte alta. Qualcuno ne sale la parte alta tenendosi sulle rocce a sinistra, facili e molto esposte, io e altri preferiamo il terreno più a zolle erbose sulla destra. Fuori dal canalino troviamo un altro prato ripido. Il prato va risalito per riportarsi sulla cresta dove troviamo un sentierino. Ora siamo sulla cresta finale, in vista dell’ometto su una cima. La traccia prosegue sul filo, vicino a un burrone sulla destra, io istintivamente mi tengo poco più in basso a sinistra, su un prato qui per nulla ripido. Negli ultimi 100 metri di dislivello la pendenza del pendio erboso aumenta, niente a che vedere però con quelle incontrate all’inizio e a metà della cresta, e dopo 4 ore, compresa la sosta di un quarto d’ora a San Calimero, raggiungo i primi tre amici all’ometto su un’anticima del Pizzo della Pieve. Persone incontrate sulla cresta: nessuna.

Dopo una sosta, andiamo sulla vera cima del Pizzo della Pieve (m.2248) e iniziamo a percorrere la cresta di raccordo con la cima del Grignone. Quando è necessario scendiamo di qualche metro sulla sinistra per evitare tratti rocciosi. In particolare aggiriamo un grosso masso calcareo, ovviamente sulla sinistra. I primi due di noi passano chi troppo in alto chi troppo in basso e ci indicano la via di mezzo, molto facile. Ancora un innocuo panettone da scavalcare e intercettiamo l’arrivo della via invernale. E dopo 5 ore, compresa mezz’ora di sosta complessiva, l’escursione si conclude sulla cima del Grignone a 2410 metri.

Un’ora di sosta per il pranzo al rifugio Brioschi e poi rimane la discesa, interminabile, prima al Pialeral, poi verso Pasturo e da ultimo con la deviazione per Baiedo, dove la via Don Giovanni Ticozzi riporta al parcheggio di partenza in via Novella.
Complessivamente l'escursione ha richiesto 8 ore escluse le soste e 1750-1800 metri di dislivello da superare.



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