Grand Tete de By (m.3588) e Mt.Sonadon (m.3578),
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Questa gita è stata organizzata dalla Società Escursionisti Milanesi e in particolare da due amici, uno dei quali è anche collega, che hanno svolto bene le funzioni
di direttori.
La Grand Tete de By è la montagna più alta tra quelle accessibili dal rifugio Chiarella - Amianthe. Comincio a descrivere la salita dal secondo giorno, il più
interessante, valorizzato dalla bella giornata e dall’ambiente di alta montagna.
Dal rifugio Chiarella – Amianthe saliamo su pietraia per traccia di sentiero con ometti, tra due nevai, verso la sovrastante Grand Tete de By. I direttori con buoni
motivi hanno fissato la partenza alle cinque del mattino. Cento metri sopra il rifugio, dove la neve diventava continua, formiamo le otto cordate. Saliamo
inizialmente dritti verso la Grand Tete, poi pieghiamo a destra fino al Col d’Amianthe (m.3308). Qui l’ambiente è diventato veramente di alta montagna, sull’altro
versante ci si affaccia sul Glacier du Mont Durand. Si vedono benissimo le Alpi Pennine da una prospettiva per me insolita mentre a sud si distinguono le cime delle
Alpi Graie dalla Tersiva alle Grandes Sassières. A ovest il Mont Velan (m.3708) si mostra imponente, preceduto dalle tante punte rocciose delle Aiguilles de Valsorey. Non c’è
una nuvola in giro.
Ci abbassiamo di circa 100 metri sul ghiacciaio, lasciando a sinistra il ripido pendio nevoso alla base delle rocce della Grand Tete, con evidenti segni di piccole
valanghe. Continuiamo in piano sul Glacier du Mont Durand, con manto nevoso in buone condizioni. Passiamo non distante da un brutto imbuto di neve e roccia che alla
nostra destra precipita sulla parte bassa del ghiacciaio. Questo a mio avviso è il punto più pericoloso dell’itinerario. Iniziamo a salire in traverso il pendio
alla nostra sinistra, fattosi ora meno ripido. E’ anche possibile continuare in piano, lasciare a destra una zona di seracchi e girare a sinistra più avanti dove il
pendio è meno ripido. Questo sarà il nostro itinerario di discesa. La mia cordata è stata la prima a iniziare questa manovra di aggiramento col risultato che siamo
i primi a sbucare nella zona nevosa sotto il colle tra la Grand Tete de By e il poco marcato Mont Sonadon. A poche centinaia di metri in linea d’aria ci sovrasta il
versante meridionale del Grand Combin (m.4314), quello che si vede da Aosta guardando verso nord.
Per una poco marcata costola nevosa raggiungiamo il colle tra la Grand Tete a sinistra e il Mont Sonadon a destra. Saliamo ora lungo la breve cresta della Grand
Tete, che dal colle per qualche istante ci era sembrata più ripida di quanto sia realmente. La troviamo quasi interamente nevosa e con qualche roccetta affiorante.
La cima della Grand Tete è una cresta detritica con rocce affioranti che presenta tre ondulazioni: viste poi dalla cima del Sonadon, mi sembra che la più alta delle
tre sia proprio la prima. Tutto il gruppo del Monte Bianco è ora visibile. La mia cordata è stata la prima del gruppo ad arrivare in cima e lo dico non per vantarmi
ma piuttosto per sottolineare l’eccezionalità dell’evento. Dal rifugio abbiamo impiegato 3 ore.
In discesa, mentre tutti completano l’ascensione alla Gran Tete, in tre cordate saliamo anche il Sonadon (m.3578). Si tratta di salirne la cresta sud-est, quella che inizia
dal colle sotto la Gran Tete, nevosa tranne un breve tratto di detriti. Scendiamo poi in direzione nord su pendio nevoso, alla cui base ricompattiamo il gruppo.
In discesa facciamo attenzione a due crepacci che si stanno aprendo. Tornati sul Col d’Amianthe partiamo in direzione del rifugio. Dopo aver descritto una blanda
“esse” rompiamo gli indugi e vista la buona tenuta della neve scendiamo velocemente lungo la linea di massima pendenza.
Al rifugio, durante l’opportuna sosta, più o meno tutti fanno i complimenti al personale per il vitto e la disponibilità dimostrata. Nel primo pomeriggio discesa
interminabile fino al parcheggio, con profusione di fiori nelle ampie zone prative.
Del giorno prima, dedicato alla salita al rifugio Amianthe, segnalo qualche nota. Alla partenza comincio a veder arrivare gli altri partecipanti e … accidenti,
ho dimenticato il casco! Non che sia obbligatorio per questa ascensione ma è sempre una sicurezza in più.
Prima della conca di By, su un dosso erboso si trova la Casa Farinet, che ospitò Luigi Einaudi mentre riparava in Svizzera nel 1943.
Oltre la conca di By, guadato l’ultimo ruscello, a circa 2500 metri, il sentiero mi guida faticosamente per ripidi prati fino a 2750-2800 metri, dove cominciano i
detriti. Di nuovo mi guida faticosamente sui detriti fino alla base del gradino roccioso su cui sorge il rifugio. Supero il gradino su un tratto appoggiato
facilitato da corda fissa e scalini metallici e sbuco sull’ampia terrazza detritica dove sorge il rifugio, tra i più piccoli che ho visitato ma accogliente.
Tempo che ho impiegato per salirvi: 4h30, comprese due soste, una alla casa Farinet e una per lo spuntino di mezzogiorno.