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Gite al Monte Cevedale e al rifugio Casati; Alta Valtellina, gruppo Ortles - Cevedale
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Salita al Monte Cevedale (agosto 2007)
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La partenza a piedi avviene dai parcheggi presso l'albergo dei Forni, a circa 2200 metri. Transitati dal rifugio Pizzini continuiamo per il rifugio Casati lungo il sentiero estivo. La prima parte è la continuazione della strada sterrata del Pizzini, fino alla stazione della teleferica a circa 2900 metri. Poi il sentiero si snoda sul ripido pendio in cima al quale si trova il rifugio. Prima sale con ampi tornanti, ben tracciato su terreno ghiaioso fino a circa 3100 metri di quota. Poi prosegue più stretto e con curve strette e ripide per l'ultimo tratto, sbucando al passo del Cevedale (m.3269) a pochi passi da grande rifugio Casati (m.3254).
Dal rifugio è ben visibile la parte sommitale del Cevedale, con la via di salita che all'inizio si snoda circa al centro del ghiacciaio poco inclinato. Poi sotto le cime del monte distinguiamo la traccia che supera la crepaccia terminale e con un cambio di pendenza punta decisa alla cima più alta (a destra salendo).
La mattina seguente partiamo alle 6.20, in anticipo sulla maggior parte delle comitive. Ci leghiamo in cordata e calziamo i ramponi. La traccia nella neve ci guida lungo il ghiacciaio. Superiamo all'inizio alcuni stretti crepacci, risaliamo pendii poco ripidi e poniamo piede su un "plateau" lungo da percorrere che guadagna quota molto lentamente. Alle nostre spalle sono ben visibili il Gran Zebrù (m.3851) e l'Ortles (m.3899), in lontananza è comparso il gruppo del Bernina.
Raggiunta la crepaccia terminale la superiamo senza particolari difficoltà in un punto in cui è molto stretta e ci incamminiamo sulla parte terminale della montagna. Il pendio si è fatto più ripido, la traccia punta alla cima principale, poi inverte la direzione verso la sella tra le due cime. Superati due stretti crepacci sbuchiamo in cresta tra la sella e la cima principale. Pochi passi ancora e alle 8.35 siamo sulla cima del Cevedale a 3769 metri.
Il panorama è molto ampio: tranne l'Ortles e il Gran zebrù che sono a nord-ovest, nelle altre direzioni non ci sono montagne più alte a interrompere la vista. La giornata è limpida e distinguiamo in lontananza molte cime delle Dolomiti, più vicini il gruppo del Brenta e la Presanella, vicino a noi le cime del San Matteo-Tresero e le altre vette attorno al ghiacciaio dei Forni. Lontani, il Bernina a ovest e le montagne di confine con l'Austria a nord. Guardando l'apparato morenico del ghiacciaio che scende dal Gran Zebrù si nota il suo deciso arretramento.
La discesa sul ghiacciaio non ci pone particolari problemi.
Gita al rifugio Casati e al cannone (giugno 2006)
La meta prevista ere il Monte Cevedale, che non abbiamo raggiunto per la fitta nebbia
unita all'assenza di traccia sul ghiacciaio. Ci siamo quindi accontentati di una gita oltre i 3000 metri
di quota, utile per l'allenamento e per spaziare con lo sguardo su molte cime del gruppo Ortles-Cevedale
nei momenti in cui la visibilità lo permetteva.
Da Milano partiamo in quattro. Percorrendo la Valtellina arriviamo a Bormio e poi a Santa Caterina Valfurva, da cui saliamo in auto fino al parcheggio dell'Albergo dei Forni. Qui comincia
la gita a piedi.
Il primo tratto è la stradina che in dolce pendenza, dopo i pochi tornanti iniziali, porta al rifugio Pizzini.
Il tempo è finora bello e possiamo ammirare le cime attorno al ghiacciaio dei Forni (Tresero, San Matteo, Punta Cadini, Palon di la Mare e altre ancora) mentre davanti abbiamo la piramide del Gran Zebrù.
Dopo una sosta al Pizzini il tempo si rannuvola. Continuiamo per il rifugio Casati lungo la stradina fino
alla partenza della teleferica. Qui comincia la neve. Abbandoniamo quindi il tracciato diretto per salire
lungo quello invernale. Questo segue prima la base della bastionata su cui sorge il rifugio, aggira un crinale
piegando a sinistra inoltrandosi in una valletta. Risalita la valletta, completamente innevata, sbuchiamo
sulla parte alta del crinale dove ritroviamo il sentiero, qui solo parzialmente innevato, che a tornanti su
sfasciumi porta al Passo del Cevedale (m.3269) e al vicino rifugio Casati (m.3254).
Passata la notte al rifugio Casati, noi tutti siamo fiduciosi di trovare il Cevedale libero da nubi
almeno per poche ore, abbastanza da consentirci di compiere la nostra ascensione. Purtroppo non è così e, dopo più di
un'ora di attesa, decidiamo di partire sperando in un miglioramento.
Ci leghiamo in due cordate, la neve è ancora molta e non è dura tanto che saliamo senza ramponi.
Ma superata di poco la quota di 3400 metri la nebbia si infittisce e decidiamo di rinunciare.
La nostra meta diventa allora il cannone, un residuato della Prima Guerra Mondiale.
La zona è libera dalla nebbia, c'è una pista ben evidente e raggiungiamo il cannone dopo circa mezz'ora dal rifugio. Mentre il Cevedale
continua ad essere coperto, il panorama si apre verso l'Alto Adige con la Val Martello e la Cima
Vertana. Tornati al rifugio Casati, squarci di sereno regalano il panorama dell'Ortles e del Gran Zebrù.
La discesa al rifugio Pizzini ci consente di ammirare ancora il Gran Zebrù, peccato per l'affondare talvolta
nella neve molle. Alcuni avvistamenti di marmotte rendono più vivace l'ultima parte della gita,
cioè la discesa al parcheggio dei Forni.
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