Primo giorno (19/10/2010): da Lukla a Phakding
Sono arrivato in aereo a Lukla (2840 m),
nella valle del Dudh Koshi ("Fiume di Latte") e già nella regione dell’Everest. In volo ho visto molte montagne dell’Himalaya incluso lo
Shisha Pangma (8027 m.). Ho trovato molta confusione all’aeroporto di Kathmandu nelle fasi di imbarco e un bell’aiuto è stato
fornito dall’incaricato dell’agenzia che gestiva il trekking. In volo mi faccio un’idea del Nepal tra l’Himalaya e la
pianura: rilevi coltivati cosparsi da una miriade di piccoli insediamenti collegati da una fitta rete di sentieri.
I turisti che arrivano a Lukla appoggiandosi ad una agenzia vengono presi in consegna da uno sherpa che procura i portatori
(può capitare che siano ragazzi) e dopo comincia il trekking. I portatori si caricano i bagagli principali,
ai turisti rimangono gli zainetti con le cose di utilità immediata.
La tappa è in discesa da 2840 a 2600 metri, tranne poche contropendenze. Usciti da Lukla (dove ci sono negozi, ristori, lodges)
attraversiamo molti piccoli villaggi che offrono punti di ristoro. Il sentiero è molto ampio e lo sarà per quasi tutto il
trekking. La prima impressione è che l’ambiente assomigli molto a quello delle Alpi Occidentali, anche il sentiero è
lastricato con le stesse rocce scistose. Ma qui il bosco arriva a 3500 metri, a 4000 ci sono i pascoli e le montagne
attorno già superano i 6000.
Si incontrano le prime pietre con incise le preghiere e i primi monumenti religiosi buddisti. Ci si abitua anche alla
presenza degli yak che danno un grosso aiuto nel trasportare i carichi.
Si arriva così a Phakding (che i locali pronunciano con “F”) in 2 ore e mezza - 3 ore. In paese, oltre a vari negozi
e lodges, c’è almeno un internet point.
La tappa si compone di due parti ben distinte. La prima, di circa 3 ore, si svolge tra 2600 e 2850 metri lungo la valle del Dudh Koshi con percorso che guadagna quota lentamente e con leggeri saliscendi, attraversando vari villaggi che offrono ristoranti, alloggi e negozi (merendine, bibite, prodotti igienici). La seconda parte consiste in 600 metri di dislivello su sentiero nel bosco di conifere. Questo tratto credo di averlo percorso in poco più di un’ora.
Si esce da Phakding con un ponte sospeso (sono tutti in metallo e con reti di protezione). I villaggi con piccoli campi coltivati danno l’impressione di “povertà dignitosa”: case di solida pietra e dagli interni modesti, persone che integrano con il turismo i magri frutti del lavoro agricolo (verdure, allevamento). Dopo una breve salita, prima di Bengkar compare il Thamserku (6608 m), una delle montagne più visibili durante il trekking. Tra Monjo (2835 m) e Jorsale c’è il punto di ingresso del Sagarmatha National Park dove vengono controllati i permessi di trekking. Ricordo che Sagarmatha è il nome adottato dal Nepal per l'Everest mentre Tibetani e Sherpa chiamano la montagna Chomolungma ("Dea Madre del Mondo"). Varcato il confine del Parco Nazionale c’è una discesa e il fiume viene attraversato due volte. Nel farattempo ci siamo fermati a pranzo in un ristorante di Jorsale. Lungo il greto del fiume si arriva alla confluenza tra il Dudh Koshi e il Bhote Koshi. Si scavalca il primo su un ponte sospeso e si comincia a salire sul pendio boscoso che porta a Namche Bazar. Facendo attenzione e se il cielo è sereno c’è un tornante da cui si scorge in lontananza la cima dell’Everest (è necessario scostare i rami degli alberi).
Il villaggio di Namche (3440 m) è visibile soltanto all’ultimo momento, usciti dal bosco. La guida sherpa ci conduce al Lodge. In paese si può comprare molto di ciò che può servire per le necessità normali: abbigliamento, cibo, bevande, prodotti per l’igiene. Ci sono anche una farmacia (tutti consigliano comunque di portare i medicinali da casa) e vari internet point. I prezzi, pur non alti in assoluto, sono nettamente maggiori rispetto a Kathmandu. Nella parte alta del paese, nella zona del museo, c’è una collinetta con una struttura del Sagarmatha N.P. E’ un punto panoramico sul gruppo dell’Everest dove molti turisti vanno al mattino e alla sera per ammirare lo spettacolo. Nel mio caso è stata la degna conclusione della giornata.
Itinerario circolare effettuato nella giornata di acclimatamento. Dura 4 - 5 ore inclusa la sosta per il pranzo in un piccolo ristorante di Khumjung. Il giro non è stato apprezzato quanto meritava perché il tempo è stato nuvoloso e abbiamo avuto solo due schiarite, di cui una un pò sprecata nella salita iniziale mentre la seconda ha permesso la vista dell’Ama Dablam (m.6856).
Si comincia dalla parte alta di Namche. Lasciato a destra il sentiero per Tyangboche, si prende quello che a stretti tornanti si inerpica sul pendio erboso dietro al paese e sotto la rocciosa montagna Khumbi Yul La. Questa rude impennata porta da 3500 metri ai 3720 di Syangboche dove c’è una pista di atterraggio sterrata per piccoli aerei. Da qui sulla destra si sale al panoramico Sherpa Lodge (3800 m) e si prosegue verso l’Everest View Hotel. Noi prendiamo a sinistra e con poche curve in salita, tra pietre con incise le preghiere, entriamo in Khunde (3840 m) dove ci accoglie uno “stupa” (tipico monumento buddista). Il villaggio, come il vicino Khumjung, si compone di basse case in pietra circondate da campi coltivati soprattutto a patate e separati da muretti di pietra.
Dopo una breve sosta presso il piccolo ospedale di Khunde, costruito con il contributo della Fondazione dell’alpinista Edmund Hillary, partiamo per l’adiacente Khumjung (3780 m, pronuncia Kumgiung) da cui una schiarita permette la spettacolare vista dell’Ama Dablam (6856 m). Il monastero buddista ("gompa") del villaggio custodisce il presunto scalpo di uno yeti, che la scienza ritiene pelle di capra.
Una breve salita verso sud conduce su un crinale a circa 3800 metri. Percorrendolo si incontrano prima l’Everest View Hotel e poi lo Sherpa Lodge (dove c'è un pannello esplicativo delle cime ma purtroppo il tempo è brutto). In discesa si ritorna a Syangboche e da qui, col sentiero a tornanti iniziale, a Namche.
L’itinerario visita la valle di Thame, esclusa da molti tour perché laterale rispetto all’itinerario principale per il campo base dell’Everest. Tuttavia diversi trekkers la percorrono per valicare il Renjo Pass e scendere ai laghi di Gokyo. Può essere meta di una escursione da Namche con andata e ritorno in giornata, con un percorso un po’ lungo. Si vedono diversi “seimila” dalle forme decisamente ardite. Il sentiero è sempre largo ed evidente. La gita è a brevi saliscendi per quasi tutto il percorso, alla fine sale da 3650 m (ponte sul Bhote Koshi) al villaggio di Thame (3800 m).
La giornata comincia con una breve gita, prima di colazione, sulla collinetta in cima al paese (nella zona del museo) per vedere Everest e Lhotse. Dopo colazione si parte per Thame.
Si esce da Namche Bazar (3440 m) verso est passando accanto al monastero e con breve salita si raggiungono pietre di preghiera. A sinistra abbiamo il Kongde Ri (6187 m) e il fiume che scorre basso in una forra, di fronte a noi la valle di Thame con sullo sfondo il Tengi Ragi Tau (6940 m). A destra c’è il roccioso Khumbi Yul La (5765 m) e alle nostre spalle è ben visibile il Kusum Kanguru (6373 m). Dopo un’ora in leggera discesa quasi sempre nel bosco, la gita prosegue così: il sentiero fa circa 50 m di dislivello per raggiungere un crinale, lo aggira (talvolta c’è uno “stupa”), scende di altrettanto fino al torrente (di solito ci sono anche case) e così via di crinale in crinale accumulando un po’ di dislivello e di chilometri senza guadagnare quota.
Usciti dal bosco si incontrano specie di pini mughi e vegetazione bassa. Il greto del torrente si fa più vicino e più ampio, tuttavia andando verso Thame si vedranno ancora campi coltivati. Prima si incontra il villaggio di Phorte e dopo circa due ore quello di Thamo (3440 m), entrambi con qualche ristoro e negozio, e poi la piccola località di Samde. A Thamo c’è anche un monastero. A sinistra compaiono le vette del Teng Kang Poche (6500 m) e del Bigperago Shar (6718 m). Un lungo tratto a mezza costa conduce al ponte sul Bhote Koshi (3650 m). Lo si attraversa sotto l’occhio degli Dei dipinti sulla roccia e con mezz’ora di salita si arriva a Thame. IL villaggio è tipico della zona con monastero buddista, case di pietra e campi coltivati, cui si aggiungono dei lodges e dei ristori. Sul villaggio incombe la parete del Teng Kang Poche mentre alle nostre spalle, in direzione di Namche, spiccano le vette del Kangtega (6779) e del Thamserku (6608) e si intravede il Kyshar. Sono arrivato in 3 ore e mezzo da Namche e ora pranziamo in un tipico ristorante. IL ritorno si rivela un pochino faticoso perché la parte finale é in leggera salita. Viste le caratteristiche del percorso per tornare abbiamo impiegato 3 ore.
Alle cinque della sera “solita” gita sulla “solita” collina appena sopra Namche per vedere Everest, Lhotse e Ama Dablam.
Con cielo sereno come oggi per metà dell’itinerario si cammina avendo davanti il gruppo dell’Everest. Si esce da Namche (3440 m) dalla parte alta del paese verso nord-est ed è quasi subito visibile la collina su cui sorge la nostra meta. Le prime due ore scarse, fino al ristoro di Kyangiuma (3550 m), sono una passeggiata con qualche blando saliscendi, su un sentiero quasi sempre abbastanza largo che ci passerebbe almeno una jeep. Si incontra almeno uno "stupa" e diverse bandiere con incise le preghiere che secondo la tradizione locale vengono diffuse dal vento. Fino a questo punto il panorama è stato dominato dalla vista di Everest (8848 m), Lhotse (8516 m) e Nuptse (7861 m), cioè il massiccio che i popoli locali chiamavano complessivamente "Chomolungma". Alla loro destra spicca l'Ama Dablam (6856 m). La cima del'Everest spunta dietro la parete del Nuptse e per vederne tutta la parete sud-ovest bisogna raggiungere la zona del campo base. La muraglia Lhotse-Nuptse è comunque una parete che credo abbia poche rivali al mondo per dimensioni e difficoltà.
Da Kyangiuma si scende su largo sentiero. Quasi subito c’è un quadrivio dove si dipartono i percorsi per Namche, Tyangboche, Khumjung e Phortse/Gokyo. Il nostro sentiero scende al villaggio di Tashinga e successivamente entra nel bosco dove, con maggiore pendenza ma comunque a tornanti, scende al ponte sospeso di Phungi Thanga (3250 m). Man mano che si procede Everest e Lhotse scompaiono dietro un crinale e sullo sfondo rimane l’inconfondibile sagoma dell’Ama Dablam.
Pranzato in ristorante e passato il ponte sul Dudh Koshi cominciamo la salita che con 600 metri di dislivello su normale sentiero a tornanti, spesso nel bosco di conifere, percorre un fianco della collina su cui sorge Tyangboche (o Tengboche). Ora si cammina con davanti il Kangtega (o kamg Taiga, 6779 m) e il Thamserku (6608 m). Dopo aver ammirato il versante ovest di questa montagna ne vediamo ora quello nord. A Tyangboche (3870 m) si rivede il gruppo dell’Everest. La località è famosa per il monastero e per essere un punto di passaggio sulla via del campo base dell’Everest. Per il resto si tratta di pochi lodges e negozietti ai margini di un ampio prato. Il monastero è stato fondato come dipendenza del più grande monastero tibetano di Rongbuk, fatto che testimonia gli stretti legami culturali che gli Sherpa hanno con il Tibet. Devastato da un incendio nel 1989, è stato ricostruito grazie al sostegno della Fondazione dell’alpinista Edmund Hillary (1919-2008). Tempo impiegato da Namche circa 4.30 ore compresa la pausa pranzo. A Tyangboche termina la fase di andata del mio “soft” trekking. Il lodge di stanotte è più modesto dei precedenti. La camera è piccola e comprende letto, materasso, coperta, cuscino e un lumino. E’ stato però giusto provare almeno una volta un lodge più spartano, così so cosa posso aspettarmi nel caso di un successivo trekking in una zona meno turistica. Tutto l’aspetto della struttura è modesto ma la cucina è buona.
... Festa religiosa del "Mani Rimdu" | |
Senza volerlo sono capitato qui durante la settimana del festival religioso del “Mani Rimdu”. Oggi pomeriggio (sabato) si è svolta una cerimonia in cui i monaci si sono radunati pregando seduti su tappeti a lato del monastero, alcuni hanno contato le offerte e successivamente distribuito pane e latte alla popolazione (ed anche a qualche turista). Al suono di strumenti a fiato le persone sono sfilate davanti ai monaci preposti alla distribuzione del vitto. Domani ci saranno altre cerimonie.
... Festa religiosa del "Mani Rimdu" | |
La domenica mattina è stato sufficiente salire per pochi minuti con un piccolo sentiero sopra Tyangboche per avere una visuale più ampia su una serie di cime tra i 6000 gli 8848 metri.
... Le montagne di Tyangboche | |
Ho poi assistito a una danza del Mani Rimdu. Dalle otto del mattino fedeli e turisti hanno cominciato a prendere posto nel cortile del monastero e circa un’ora dopo è cominciata la cerimonia, con lo schema seguente: al suono di corni e tamburi un “lama” compare sulla porta del monastero suonando i piatti, qualche minuto dopo un altro “lama” prende il suo posto mentre il precedente si sposta in cortile continuando a suonare e così via fino all’ultimo “lama”. Quando tutti i monaci sono in cortile inscenano una danza, piuttosto lenta, accompagnati da corni e tamburi. Sicuramente ci saranno state altre cerimonie ma alle 10.30 era giunta l’ora di mettersi in cammino verso Namche Bazar.
... Festa religiosa del "Mani Rimdu" | |
... Festa religiosa del "Mani Rimdu" | |
Il percorso è stato lo stesso di quello di ieri ma ha permesso di vedere e fotografare particolari che mi erano sfuggiti. Il tempo per tornare è stato circa circa 3 ore e mezzo, compresa la pausa pranzo. Da Tyangboche si scende al ponte sul Dudh Koshi (3250 m). La seguente risalita fino a Tashinga (circa 3500 metri) è abbastanza breve e comoda. Poi per sentiero a mezzacosta con brevi saliscendi si ripassa da Kyangiuma e per finire si arriva a Namche.
L’ultima tappa è anche la più lunga perché unisce le prime due dell’andata. Velocemente, in un’ora al massimo, scendiamo da Namche Bazar al ponte sul Dudh Koshi. Da qui si ripercorrono i tratti pianeggianti e i saliscendi mai impegnativi fino a Phakding (2600 m.). IL restante percorso fino a Lukla (2840 m.) è soprattutto in salita poco marcata ma che alla fine stanca un pò. Tutto in circa 7 ore e mezzo compreso il consueto pranzo in un piccolo ristorante.
IL trekking è stato corrispondente alle informazioni che avevo raccolto, leggermente superiore alle aspettative perché non pensavo di assistere ad una festa religiosa. Quasi non mi sono reso conto di essere in Asia avendo tante comodità che hanno reso possibile questo viaggio: aerei, lodges, persone disponibili e parlanti inglese, pasti caldi, negozi, telefoni, internet. Non avendo avuto bisogno di autoveicoli, mi sono abituato immediatamente alla loro assenza. La mattina seguente sono tornato a Kathmandu.