A Matera è tutto moderno tranne i rioni chiamati "Sassi", che sono il Barisano e il Caveoso, dove è stata fatta un'ingente opera di ristrutturazione che però
non ha stravolto l'aspetto originario.
Ad impreziosire la nostra visita hanno contribuito le mostre allestite in occasione della nomina di Matera a "Capitale europea della cultura 2019",
in particolare una mostra dedicata alle opere di Dalì, molte delle quali esposte in due chiese rupestri ma alcune anche tra le vie della città.
L'itinerario che abbiamo seguito è stato un circuito in senso orario attorno ai Sassi con deviazioni verso il centro. I due rioni sono separati dalla collina
del Duomo, punto più alto del centro storico. I turisti non dovrebberio sottovalutare le numerose scalinate dalla pavimentazione calcarenitica scivolosa.
Arrivando ai Sassi da via Nazionale sembra di essere in una qualunque città italiana tra palazzine, negozi e bar. Ma quando arriviamo sul sagrato di
Sant'Agostino ci appare la città dei Sassi, completamente diversa da quelle che conosciamo, costruita con e scavata dentro la formazione geologica
chiamata "Calcarenite di Matera", e con vicino il canyon del torrente Gravina di Matera.
Al convento di Sant'Agostino visitiamo la prima chiesa rupestre. Dal convento scendiamo per via D'Addozio fino ai piedi del Sasso Barisano. Entriamo nel rione salendo verso il palazzo del Casale, da cui scendiamo in via Madonna delle Virtù. Fatti pochi passi la nostra attenzione si rivolge ad alcune opere di Dalì ben visibili dalla strada. Entriamo quindi nelle chiese San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù che, oltre ad essere luoghi di interesse di per sè, ospitano quest'anno la mostra "Salvador Dalí - La Persistenza degli Opposti" che espone numerose opere del maestro.
Tornati sulla via Madonna delle Virtù abbiamo la possibilità di visitare una esempio di abitazione in grotta, riarredato, che dà l'idea di come si viveva
in questi ambienti: un piccolo vano cucina, una stanza principale con anche i letti, una zona per gli animali (cavallo, galline ecc.) perché anch'essi
vivevano in casa.
Vicino alla casa c'è anche una "neviera", cioè una cisterna dove si raccoglieva la neve, che una volta a Matera d'inverno cadeva copiosa, perché tornasse
utile durante l'estate.
Arriviamo poi alla piazza San Pietro Caveoso con l'omonima chiesa, sempre tenendo a destra i "Sassi" e a sinistra la gola del torrente Gravina. Ma soprattutto ad
attirarci è lo sperone roccioso soprastante, chiamato Monte Errone o Monterrone, sulla cui cima si trova una chiesa scavata nella roccia: la Madonna dell'Idris.
Aggiriamo lo sperone e ci inoltriamo per viuzze in salita tra le case, passando per la chiesa di S.Giovanni in Monterrone e continuando a salire arriviamo
anche alla chiesa Madonna dell'Idris, in cima allo sperone. Da qui si ha anche un bel panorama sul Sasso Caveoso.
Ridiscesi, attraversiamo via Bruno Buozzi e percorriamo ancora viuzze fino a trovare la casa col Palombaro. Si chiamano così cisterne scavate nella roccia
utilizzate per raccogliere l'acqua. Il sottosuolo dei Sassi è pieno di canali che servivano sia per portare l'acqua ai palombari sia perché essa defluisse.
sistema di cisterne e canali è stato esplicitamente nominato dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità assieme ai Sassi.
Per stradine in salita sbuchiamo in piazza Giovanni Pascoli che offre un bel panorama sul Sasso Caveoso, si trova vicino a via Ridola (la via più importante
di questa zona della città) e di fianco al palazzo Lanfranchi. Questo chiude a sud-est via Ridola e ospita il "Museo nazionale di Arte medievale e moderna
della Basilicata" che quest'anno ospita la mostra "Rinascimento visto da Sud". La visitiamo: espone una ricca collezione di opere di artisti rinascimentali
provenienti dall'Italia Meridionale o che vi hanno lavorato.
Nel "Museo nazionale di Arte medievale e moderna della Basilicata" una particolare attenzione ha meritato il grande dipinto "Lucania '61", opera di Carlo Levi, che dà un'immagine della regione: la morte di un giovane, la vita in una casa-grotta, il lavoro nei campi, la gente in piazza e la presenza di personalità della politica e della cultura.
Percorrendo via Ridola lasciamo per il momento a un giorno successivo la visita al Museo archeologico nazionale Domenico Ridola, passiamo davanti alla facciata
convessa della chiesa del Purgatorio e sbuchiamo in piazza San Francesco. Qui ci accolgono un'opera di Dalì temporaneamente in mostra, il "Pianoforte danzante", e
appunto la chiesa di San Francesco d'Assisi.
Dalla piazza San Francesco la via Duomo conduce, in salita, alla cattedrale cittadina e alla piazza che le sta attorno. Il Duomo è di origine duecentesca
e conserva diversi affreschi oltre alla cappella dell'Annunziata e a quella di San Giuseppe con un caratteristico presepe.
Lungo via delle Beccherie torniamo in via del Corso, una strada importante e moderna che si stava preparando alla festa della patrona del prossimo 2 luglio.
Arriviamo nella piazza Vittorio Veneto dove, oltre ad un bel panorama sui Sassi, si trova il "Palombaro lungo" che è forse la cisterna più grande della città. Lo
visitiamo, con una delle visite guidate che partono a intervalli di mezz'ora (se ricordo bene), e le sue dimensioni sono veramente notevoli essendo profondo almeno
alcune decine di metri.
Usciti dal "Palombaro", all'inizio di via San Biagio c'era in mostra un'altra opera di Dalì ('Elefante trampoliere', cioè con zampe da giraffa), ultima concessione al
turismo in questa intensa giornata materana.
Questo itinerario è stato dedicato alla visita delle chiese rupestri alla periferia est della città, al di là del torrente Gravina e quindi sull'altro lato
del canyon rispetto all'abitato, nel Parco della Murgia Materana. Base per la visita è il Centro Jazzo Gattini, oltre il quale si trovano i parcheggi
dai quali partono numerosi sentierini che percorrono il fianco della gola del torrente. Il parcheggio principale si trova alla fine della strada al Belvedere
di Murgia Timone.
Arrivando al Parco da Matera, lungo la Strada Statale 7 si trova il bivio per il vicino Santuario di Santa Maria della Palomba, cha ha annessa una chiesa
affrescata scavata nella roccia. Poco più avanti si trova il bivio per il Centro Visite Jazzo Gattini. Prima di dirigerci verso la principale zona delle
chiese ci rechiamo ai vicini resti del Villaggio neolitico di Murgia Timone, detto "trincerato" perché era difeso da fossati.
Questo versante della gravina è spopolato e ricco di grotte scavate nella calcarenite, la maggior parte di esse erano usate dai pastori ma alcune erano
chiese e su queste si concentrano le visite turistiche. Se non partecipate a un tour guidato ma siete come noi turisti fai da te, è facile che dovrete fare
qualche tentativo per trovarle. Dappertutto c’erano persone che vagavano tra la miriade di sentierini alla ricerca delle chiese provando in ogni direzione.
Descrivere gli innumerevoli bivi mi è impossibile, la cartina che distribuivano al Centro Visite è approssimativa, le segnalazioni erano inesistenti.
A dare fastidio erano i moscerini e il caldo attorno ai 30 gradi. Da soli dovrete accontentarvi di vedere l'interno delle chiese guardando dalle grate perché
soltanto alcune guide turistiche possono entrare, comunque anche in Matera di chiese se ne vedono (in città in alcune si entrava gratis e in altre pagando 3 euro).
Nel Parco gli interessi, oltre alle chiese rupestri, sono l'ambiente del torrente gravina e il panorama sulla città dei Sassi. Il nostro consiglio, se andrete, è di
concentrarvi prima sulle chiese Madonna delle Tre Porte (poco sotto il parcheggio Belvedere ma non immediata da trovare) e Madonna delle Croci (la più
lontana, si deve attraversare il Vallone della Lupara) e poi cercare le altre tra cui Sant'Agnese.
Al momento della nostra visita non era agibile il sentiero segnato come 406 che parte dalla città dei Sassi (in via Madonna della Virtù, presso il Convento di Santa Lucia ed Agata), scende al torrente Gravina che scavalca su una passerella in stile tibetano (segnata su Google Maps e dove c'erano tracce di lavori in corso) e risale il versante opposto fino al parcheggio del Belvedere di Murgia Timone.
Questo breve itinerario, che ha concluso il nostro soggiorno a Matera, è iniziato con la visita al Museo archeologico nazionale Domenico Ridola, nella via omonima.
Personalmente mi sono concentrato sui tanti vasi e anfore di epoca greca che raffiguravano episodi mitologici che conoscevo. Il museo è però interessante
anche per la ricostruzione di un villaggio palafitticolo del materano e di una sepoltura preistorica.
In via eccezionale, in occasione di Matera capitale europea della cultura 2019, era aperta una casa privata scavata nella roccia. Nessuno vi abita da
50-60 anni ma i proprietari l'hanno mantenuta in ordine. Si trova a ridosso di Palazzo Lanfranchi e fornisce un esempio degli ambienti che componevano
una casa considerata "bella" e grande tra quelle rupestri. L'abitazione è dotata di vani abitativi ampi per essere una casa-grotta, di una zona cucina e di
una cantina.
L'ultima parte della nostra visita è stata una passeggiata nei "Sassi", partendo da piazza Vittorio Veneto, arrivando per via San Biagio alla chiesa di San Giovanni Battista, scendendo poi per le vie dei "Sassi" fino a via Fiorentini, forse la strada più conosciuta del Sasso Caveoso e dove abbiamo gustato una buona cena in un locale in grotta.