L'arrivo
Questa visita a Kathmandu si è svolta nell'ottobre 2010, quasi 5 anni prima del grande terremoto che ha colpito la città nell'aprile del 2015.
Leggendo ciò che molti hanno scritto sul loro primo arrivo a Kathmandu ho notato che dicono le stesse cose: catapultati in un altro mondo,
"choc culturale", traffico caotico, caos indescrivibile.
Essendo stato a Il Cairo avevo già avuto un assaggio di tutto ciò. Poi mi sono abituato gradualmente alla capitale del Nepal. Sono arrivato di notte,
la città era scarsamente illuminata per cui all'inizio non ho visto nulla. Mi sono soltanto reso conto degli scossoni inferti all'automezzo dalle buche
delle strade. La mattina seguente ho fatto un giro nella zona dell'hotel prima di iniziare le visite turistiche.
Il traffico era certamente intenso ma secondo me non tanto peggiore di quello di Milano, la città dove lavoro. A fare la differenza è
lo smog, che a Kathmandu è molto più percepibile: auto, furgoncini e un'infinità di motociclette si muovono con motori
vecchi e non catalitici.
Una delle prime cose che ho notato è che ad ogni incrocio c'è almeno un vigile o un poliziotto e probabilmente anche per questo che la criminalità è bassa.
Kathmandu sorge a 1300 metri di altezza, in una grande conca circondata da colline alte 2000-2700 metri. Ha ormai inglobato
l'antica città di Patan mentre Bhaktapur mantiene ancora una certa distanza dalle case della capitale. Da alcuni punti
della città, quando il cielo è limpido, si vede qualche cima dell'Himalaya che però da qui non ha l'imponenza che mostra da vicino.
Il centro città è piuttosto grande e ricco di monumenti. Si gira bene a piedi ma dopo un pò si è infastiditi dallo smog (alcuni
usano le mascherine). I templi famosi del "Temple Tour" si trovano fuori dal centro ma sempre in città e si raggiungono di
solito con automezzi: io avevo a disposizione un conducente e una guida turistica.
Primo itinerario: Temple Tour (Swayambhunath, Pashupatinath, Boudhanath)
In Nepal esistono tre tipi principali di templi:
Pashupatinath si trova dall'altra parte della città (est) rispetto a Swayambhunath. Per raggiungerlo da qui si
deve quindi puntare verso il centro città aggirandolo con la circonvallazione. Superato il ponte sul fiume Bagmati si è nei
pressi del tempio (più avanti c'è l'aeroporto). Ho sperimentato la noncuranza con cui gli autisti centrano le numerose
buche dell'asfalto, forse perché sono talmente tante, e comunque irrispettosi di auto e passeggeri.
Pashupatinath è un tempio indù sul fiume Bagmati e dedicato a Shiva . L'ingresso è riservato agli induisti, gli altri si
devono accontentare di guardarlo dalla sponda del fiume.
Se per Buddha c'è un solo Dio, l'induismo ha 33 milioni di Dei.
A Pashupatinath si viene anche per le cremazioni dei defunti. Ogni casta ha il suo settore dedicato alla cremazione. Le ceneri
dei defunti seguono il corso del Bagmati che sfocia nel sacro Gange.
All'interno del tempio vive una vacca sacra, il cui latte esce sulla scalinata a ridosso del fiume e ci sono
persone che lo utilizzano per lavarsi o lo raccolgono con secchi.
Anche qui si trovano molte scimmie (macachi). Poco distanti dal fiume vivono alcuni uomini ritenuti santi.
Il grande "stupa" di Boudhanath non è distante da Pashupatinath. Si trova in un'area abitata dalla comunità tibetana. Molti
negozi attorno espongono pertanto prodotti dell'artigianato del Tibet e molte persone di origine tibetana vengono a pregare qui.
Anche qui c'è un monastero, dove possiamo vedere tipici disegni buddisti. In particolare la ruota della vita ("mandala")
illustra le varie attività che una persona può svolgere e racchiude due zone nel suo cerchio: nella parte superiore i
disegni mostrano l'anima virtuosa che sale al "Nirvana" (il Paradiso dei buddisti), nella parte inferiore l'anima che cede
alle tentazioni e precipita all'inferno. Il tutto sotto i tre occhi di Dio: per il passato, il presente e il futuro.
Secondo itinerario: Thamel
Thamel è il quartiere dei negozi dove si concentrano i turisti. Vi si trovavano alimentari (anche marche europee), gioiellerie, artigianato, attrezzatura per il trekking (zaini, giacche, borracce e tutto il resto), librerie (molto fornite anche di mappe), qualcosa di elettronica (batterie, macchine fotografiche, telefonini) e altro. E' percorso da alcune strade strette intasate di pedoni, biciclette, risciò e taxi.
L'itinerario che propongo inizia dal Rani Pokhari (pokhari=laghetto), uno specchio d'acqua voluto
da una regina in memoria del figlio. Si scende lungo la Kanti Path, che è una strada ampia, trafficata ed inquinata
che separa a ovest il centro città e ad est una zona con un parco pubblico, un campo sportivo, un grande prato per lo svago
(non aspettatevi di trovare cartelli con i nomi delle strade).
Tra la Kanti Path e Durbar Square c'era la bianca Dharahara Tower chiamata anche Bhimsen Tower. Scrivo "c'era" perché è poi crollata durante il
terremoto del 2015. Salendovi in cima si vedevano il panorama della città e con tempo bello alcune vette dell'Himalaya tra cui il Ganesh Himal che ha varie cime oltre i 7000 metri.
Percorrendo la New Road entro quindi in Durbar square da est, in un'ampia area con a destra il bianco edificio dell'ex Palazzo
Reale. Svolto l'angolo di Palazzo Reale ed entro in settore di Durbar square pieno di templi. Al limite meridionale si trova la Kastamandap, vecchio
edificio attorno a cui sorse la città.
Percorrendo tutta la piazza verso nord si passa in mezzo ai templi dedicati alle varie divinità. Ho visto che molti di essi sono poi crollati durante
il già citato terremoto del 2015.
Se il tempio è in onore di Shiva è facile che il dio sia scolpito con il pene allungato. Si trova anche una lastra
dove lo stesso Shiva si presenta invece con aspetto minaccioso brandendo armi e teschi.
Durbar square viene visitata da molte persone, sia turisti sia nepalesi, e vi sono diffusi i risciò. Non mancavano
alcune vacche che giravano indisturbate per ricordare una volta di più che siamo nel cuore dell'Asia.
Uscendo da Durbar square verso nord si può proseguire nel bazar. Anche se l'ho trovato piuttosto sporco consiglio di percorrerlo almeno fino a Indra Chowk (chowk=cortile, piazza), che è un punto molto trafficato da pedoni, bici e motociclette (e l'unico dove ho visto un cartello indicatore di via/piazza). E poi proseguire più avanti fino alla piazza con il piccolo tempio di Annapurna (Dea delle messi o del grano o dell'abbondanza). Da qui facilmente si torna sulla Kanti Path vicino al Rani Pokhari.
Per andare a Bhaktapur usciamo in auto dal centro di Kathmandu: strade piene di buche, una piena di scimmie.
Prendiamo la tangenziale, dove ho visto l'unico semaforo durante la mia visita, passiamo il fiume Bagmati
nella zona di Pashupatinath, transitiamo vicino all'aeroporto e percorriamo la periferia. Qui le case sono
più modeste e certe zone hanno l'aspetto di una baraccopoli. Le motociclette sfrecciano ovunque.
Bhaktapur, chiamata anche Bagdaon, è stata una città importante nella storia del Nepal. All'incirca nel nostro medioevo
il paese era diviso in tanti regni e uno dei più importanti era appunto Bhaktapur. I Re Malla furono gli artefici
dell'unificazione.
Andando a Bhaktapur, oltre che da alcuni punti della città, potete vedere sullo sfondo l'Himalaya. In particolare il
Ganesh Himal (m.7429), il Langtang Lirung (m.7227), il Gan Cherpo, il Dorje Lakpa (m.6966) che da qui appare aguzzo.
In origine Bhaktapur venne costruita per assomigliare alla ruota del pavone. Anche Bhaktapur ha la sua
Durbar square, ma a differenza di quella di Kathmandu (e di Patan, come vedremo più oltre), gli edifici monumentali
si trovano soprattutto ai lati perche quelli in mezzo alla piazza vennero distrutti da un terremoto nel 1934. Purtroppo,
come ho già ricordato, a questa devastazione si sono aggiunti i crolli causati dal terremoto del 2015.
Le case di Bhaktapur sono costruite quasi tutte in mattoni rossi. Tra esse si aprono alcune piazze dove si trovano importanti
edifici religiosi.
La mia visita parte proprio da Durbar square, poi varcando la Porta d'Oro entriamo nell'area del "Palazzo delle 55 finestre"
per vedere il bagno reale. Questo è uno specchio d'acqua sporca (ma ci sono persone che vengono a prenderla) con annesso spogliatoio e
statue di grandi cobra dappertutto. Fortunatamente i cobra veri non vivono anche da queste parti ma nella jungla ai confini
con l'India.
La guida ci accompagna in un tour che tocca i principali punti di interesse della parte est della città ma anche
alcune strade dove siamo gli unici turisti. E dove possiamo vedere alcuni momenti di vita rurale, dal lavoro del riso
all'allevamento di pollame. La strada principale è invece piena di negozi. Ci sono anche molti studenti,
riconoscibili dall'età e dalle divise, per cui suppongo la presenza di qualche scuola importante.
A Dattatraya square c'è un caratteristico tempio a pagoda con balcone. Pottery square deve il suo nome alla lavorazione
dei vasi di terracotta che avviene in piccoli laboratori nelle immediate vicinanze ed è occupata anche da donne che lavorano il riso.
In Taumadhi square potete vedere il tempio Nyatapola che è la pagoda più alta in Nepal.
Patan è la più antica città della valle di Kathmandu e all'epoca della divisione in tanti regni rivaleggiò
a lungo con l'attuale capitale. E' ormai inglobata in Kathmandu e si trova appena a sud di essa, oltre il fiume Bagmati.
Il cuore di Patan si chiama anche qui Durbar square. Vi si trovano alcuni templi monumentali, sia a forma di
montagna in pietra nera, uno dei quali dedicato al dio Krishna, sia a forma di pagoda. Anche alcuni di essi hanno poi
subito le distruzioni del terremoto del 2015.
Sul lato est della piazza si trova il Palazzo reale. In un cortile interno le guide indicano il posto dove
ancora oggi, un giorno all'anno, vengono sacrificati i bufali.
Sulla piazza si affaccia anche la "finestra d'oro" dalla quale si affacciavano i Re durante le feste o le cerimonie.
Da quando il Nepal è diventato una repubblica, l'attuale Presidente non la utilizza (ricordo che scrivo la situazione del 2010).
Una colonna in mezzo alla piazza sorregge la statua di un Re del Nepal che fronteggia una finestra aperta del Palazzo
reale. Le fotografie sottostanti illustrano la storia seguente: il cobra protegge il Re,
finchè l'uccello resterà sulla testa del cobra il Re potrà tornare nel suo palazzo attraverso la finestra aperta, perchè
fu un re amato dal popolo.