Pogacar (Slovenia)
A Zurigo il percorso è mosso da diverse salite, alcune nel circuito e altre nella prima parte in linea.
All'inizio vanno in fuga i "disperati" ma tra loro c'è lo sloveno Tratnik. A 100 km dal traguardo scatta Pogacar, che quest'anno ha vinto Giro e Tour.
Per qualche minuto gli resiste il nostro Bagioli che poi cede. Sarà l'unico acuto della nazionale italiana. Il gruppo non reagisce e lo sloveno poco alla volta
supera tutti i fuggitivi, facendosi aiutare per alcuni km dal Tratnik che si è fermato ad aspettarlo.
Quando Tratnik esaurisce il suo compito, per un tratto a Pogacar si accoda il francese Sivakov, poi a 51 km dall'arrivo lo sloveno va via da solo.
Tra gli inseguitori chi scatta non riesce a dare continuità alla sua azione, nemmeno il capione uscente Van der Poel, e il vantaggio di Pogacar raggiunge il minuto
e venti. Non incisivo Evenepoel, che ha appena vinto Olimpiadi e Mondiale a cronometro.
Poco per volta però fatalmente il vantaggio di Pogacar diminuisce fino ad essere di 40 secondi a 16 km dal traguardo. Ma da quel momento il vantaggio non
cala più, anzi talvolta si incrementa di una decina di secondi, tanto da consentire allo sloveno di tagliare il traguardo in scioltezza.
Per trovare un Mondiale vittorioso corso così a lungo all'attacco devo ritornare al 1980 con il francese Hinault.
Negli ultimi metri l'australiano O'Connor va a prendersi il secondo posto mentre Van der Poel vince la volata per il terzo.
Van der Poel (Olanda)
Passata la metà della gara il protagonista per diversi minuti diventa il nostro Alberto Bettiol, protagonista di una fuga solitaria, tanto che in tempo reale
comincia ad essere quotato come vincitore dalle società che gestiscono le scommesse. Tuttavia il nostro non riuscirà a portare a termine la fuga e nel finale
si trovano in testa, in un gruppo ristretto, alcuni campioni come Van der Poel, Pogacar e Van Aert.
Nel corso dell'ultimo giro Van der Poel saluta la pur qualificata compagnia e va a vincere in solitaria, con il brivido di una caduta non grave in una delle
ultime curve, con più di un minuto di vantaggio su Van Aert e Pogacar che completano il podio.
Evenepoel (Belgio)
Si corre sul circuito con più curve nella storia del Campionati del Mondo.
Nella prima parte della corsa la squadra francese fa un gran lavoro ma Alaphilippe non ha la forma degli ultimi due mondiali. A 36 km dal traguardo
la corsa è ancora da decidere, davanti c'è un numeroso gruppo di corridori. Un km dopo scatta Evenepoel, lo insegue solo il kazako Lutsenko
(che l'anno scorso ha vinto la Coppa Agostoni a Lissone), il nostro Battistella prova a chiudere.
Passa un km e inizia il penultimo giro. Dal gruppo escono il nostro Rota e lo svizzero Schmid quando il vantaggio dei due di testa è ancora di pochi
secondi. Ma a 30 km dal traguardo i due al comando hanno guadagnato 20-25 secondi di vantaggio. Dietro si forma un quartetto con Rota, Schmid,
Eenkhoorn (Olanda) e Jensen (Danimarca).
A 26 km dall'arrivo c'è una salita e Evenepoel stacca Lutsenko. In breve il belga guadagna circa 45 secondi - 1 minuto sul kazako e un pò più di un
minuto sul quartetto di Rota mentre il gruppo perde 2 minuti.
Nell'ultimo giro la situazione non cambia in modo significativo e Evenepoel arriva primo al traguardo dopo una fuga priva di cedimenti.
Salvo che nell'ultimo km i quattro inseguitori, diventati cinque avendo raggiunto Lutsenko, rallentano in modo esagerato tanto che vengono raggiunti
dal gruppo e così le due medaglie di consolazione vanno al francese Laporte (che almeno gratifica la sua squadra del lavoro fatto all'inizio) e
dal velocista di casa Matthews, che fino a quel momento non si era fatto notare. Quarto si piazza il belga Van Aert, uno dei favoriti che avrebbe
giocato le sue carte nel finale se non fosse riuscito l'attacco di Evenepoel, quinto il nostro Trentin, al 7o posto si rivede Peter Sagan, poi Bettiol.
Da notare che uno dei favoriti, l'olandese Van der Poel, si è ritirato quasi subito dopo aver passato la notte in questura per vicende extra ciclistiche.
Per Pogacar e Alaphilippe un Mondiale anonimo.
Alaphilippe (Francia)
Il percorso è un classico delle Fiandre: lunghi tratti di pianura intervallati da brevi e ripidi strappi detti "muri". La partenza è ad Anversa e
dopo un tratto in linea si entra nel circuito di Lovanio, dove ogni giro è lungo 15 km, per un totale di 268 km.
Ci sono 3 favoriti su tutti: il campione uscente Alaphilippe per la Francia, il belga Van Aert e l'olandese van der Poel.
La squadra italiana si presenta con un uomo di punta, Trentin, ma sia lui sia Ballerini cadono nella prima metà della corsa e si ritirano.
Come spesso succede i migliori entrano in gioco nel finale, dopo aver fatto sfogare dei comprimari. A 25 km dal traguardo davanti c'è un gruppo
con 17 corridori tra cui Evenepoel (Belgio), Van Aert, Alaphilippe, vad der Poel e i nosti Nizzolo, Colbrelli e Bagioli. Si ritira Evenepoel, che ha
tirato molto per il compagno di nazionale Van Aert.
A 21 km dal traguardo, su un muro poco impegnativo, scattano i francesi Alaphilippe e Madouas. Si lanciano all'inseguimanto Stuyven (Belgio),
Pidcock (GB) e il nostro Colbrelli. Ancora pochi km e Alaphilippe fa un altro scatto mettendo in difficoltà Van Aert e van der Poel.
Sembra di rivedere il copione dell'anno scorso: sulle salite Alaphilippe attacca cercando di staccare tutti. E infatti quando mancano 17 km
il francese riparte su un altro muro. Lo inseguono in 4: Stuyven, Van Baarle (Olanda), Valgren (Danimarca) e Powless (USA).
Nel corso dell'ultimo giro Alaphilippe mantiene un vantaggio di circa 30 secondi e come l'anno prima arriva solo al traguardo e si
riconferma campione del mondo.
Nello sprint per il secondo posto la spunta Van Baarle mentre per il terzo posto Valgren supera di un soffio Stuyven.
Primo degli italiani arriva decimo Colbrelli, che si rifarà una settimana dopo vincendo nientemeno che la Parigi - Roubaix.
Alaphilippe (Francia)
La sede designata del Campionato del Mondo era Aigle-Martigny in Svizzera ma per motivi collegati alla pandemia di covid-19 la Confederazione Helvetica ha annullato
la manifestazione.
Poche settimane prima della data prevista si è fatta viva l'Italia e la candidatura di Imola è stata accolta.
Il percorso si svolge in parte in pianura, con un tratto nell'autodromo, e in parte sulle colline vicine. Non mancano quindi
brevi salite che ripetutre diverse volte hanno fatto selezione.
La corsa si anima a 42 km dal traguardo quando scatta Pogacar, il giovane sloveno recente vincitore del Tour, che guadagna
fino a 24 secondi. La sua fuga termina a 21 km dall'arrivo quando viene raggiunto prima da Dumoulin e poi dal gruppo dei
migliori tra i quali sono presenti gli italiani Nibali, Caruso e Bettiol.
Landa (Spagna), Uran Uran (Colombia), Nibali e Wout van Aert (il belga che ha appena vinto la Milano-Sanremo) scattano a 20 km dall'arrivo
sulla penultima salita ma guadagnano solo pochi secondi.
Sull'ultima salita (Cima Gallisterna) Van Avermaet fa il ritmo per Van Aert, poi prende il comando Hirschi, il giovane svizzero che si è messo in luce nell'ultimo Tour.
Ma a 12 km dalla conclusione scatta il francese Alaphilippe e nessuno gli resiste.
Lo inseguono Van Aert, Hirschi, Roglic, Fuglsgang e Kwiatkowski. Alaphilippe guadagna 10 secondi, poi 15 e ne mantiene 12-15 fino in vista del traguardio dove arriva
addirittura con 24 secondi di vantaggio. Sul podio con lui Wout van Aert e Marc Hirschi.
Primo degli italiani Caruso decimo a 53 secondi mentre pochi istanti dopo arriva quindicesimo Nibali.
Pedersen (Danimarca)
Nello Yorkshire c'è una giornata di pioggia battente che nella notte ha addirittura allagato un tratto della prima parte del percorso, che quindi è
stato accorciato.
La Nazionale italiana si presenta in sordina ma intanto sono due anni che l'Italia vince il neonato Campionato Europeo, l'anno scorso con Trentin e
quest'anno con Viviani. E proprio Matteo Trentin sembra essere il capitano, con Gianni Moscon seconda punta.
Nella prima parte della corsa evade un gruppo con alcuni corridoi noti, tra cui ricordo Quintana, ma è il solito fuoco di paglia. Poi l'Italia inizia a
fare la corsa con i cosiddetti gregari che fanno il ritmo. Poco per volta si ritiano tanti corridori importanti: Gilbert, Quintana, Roglic, il campione
uscente Valverde e il giovane belga Evenepoel dato come fenomeno.
Quando mancano poco più di 2 giri alla fine in testa si è formato un gruppetto di 5 uomini: due italiani, Moscon Trentin, l'olandese Van der Poel imbattibile
nel ciclocross, il danese Pedersen che vanta un secondo posto al Giro delle Fiandre del 2018 e il gigante svizzero Kung. La fuga resiste, il francese
Alaphilippe protagonista al Tour non riesce ad agganciarli e nel corso dell'ultimo giro cede Van der Poel, probabilmente in crisi di fame. Sembra fatta con
due italiani tra i 4 di testa, sarebbe sufficiente che collaborino, ma a 6 km dalla fine Moscon, protagonista di una gara generosa, si stacca. Anche Pedersen
è sembrato in difficoltà ma è rientrato su Trentin e Kung.
Si arriva all'ultimo km, in volata lo svizzero è il più lento e Trentin il più veloce. L'italiano scatta ai 200 metri finali, per un attimo sembra avere
partita vinta ma improvvisamente si blocca, forse per un errore al cambio, e viene superato da Pedersen che diventa Campione del Mondo.
Per l'Italia è un oro sfumato e nel contempo è la prima medaglia in un Campionato del Mondo dopo il 2008.
Valverde (Spagna)
A Innsbruck il percorso è molto impegnativo. In particolare è molto temuta la salita finale di Gramartboden: 2,8 km con con pendenze fino al 28%. Il
percorso sarebbe quindi favorevole a Nibali e Aru se fossero in forma, ma il siciliano ha rimediato una frattura al Tour per colpa di uno spettatore
e il sardo arriva da una stagione negativa. Entrambi al Giro di Spagna non hanno trovato la condizione che speravano e Aru si è auto-escluso.
Veniamo all corsa. Mancano 27 km all'arrivo quando sulla penultima salita la squadra italiana fa il forcing sperando in Nibali ma anche in Moscon. Il gruppo
dei migliori perde alcuni elementi fimno a ridursi a circa 30 corridori ma purtroppo dopo qualche minuto cede anche Nibali. Due uomini che erano in fuga da
200 km vengono ripresi e perde contatto anche il belga Van Avermaert. Tra i migliori non c'è Simon Yates, fresco vincitore del Giro di Spaga, mentre Chris Froome
pluri vincitore del Tour nemmeno è partito e Peter Sagan si è ritirato.
Il danese Valgren scatta a 15 km dall'arrivo e inizia la salita di Gramartboden a 12 km dall'arrivo con circa 30 secondi di vantaggio. A 10 km dal traguardo
i francesi Bardet, Alaphilippe e Pinot fanno il forcing, il danese viene poi ripreso e rimangono in fuga Bardet, Valverde, Moscon e il canadese Woods. Sulle
ultime rampe cede Moscon mentre l'olandese Dumoulin cerca di rientrare sui primi e nel tratto più ripido pedala a zig-zag.
Ultimo km: Dumoulin rientra sui tre di testa ma non ha le energie per staccarli, Valverde parte in testa, lancia uno sprint lungo che vince nettamente su Bardet,
Woods e Dumoulin conquistando la maglia iridata a 38 anni dopo due secondi e quattro terzi posti al Mondiale. Moscon si piazza quinto.
Sagan (Slovacchia)
Terzo Mondiale consecutivo con percorso non difficile e terza vittoria di uno stesso atleta, fatto mai accaduto prima. Il campione è Peter Sagan
che sfrutta i percorsi non proibitivi ma, come ha sottolineato qualcuno, corre quasi senza squadra.
In Norvegia il percorso è facile: c'è molta discesa per recuperare dopo una salita non particolarmente impegnativa. A lungo, come spesso succede, vanno via
fughe di corridori non famosi. La corsa entra nel vivo all'inizio del penultimo giro quando in salita attacca l'olandese Tom Dumoulin,
che quest'anno ha vinto il Giro d'Italia. Ma intanto è appena accaduto un fatto che riguarda la squadra italiana: Moscon, coinvolto in
una caduta, pare si sia fatto trainare un pò troppo dall'ammiraglia e pertanto a fine gara sarà tolto dall'ordine d'arrivo.
All'ultimo giro, dopo alcuni scatti di vari atleti, il giovane francese Alaphilippe stacca tutti tranne il nostro Moscon. I due proseguono in fuga per
alcuni km, poi a 4 km dall'arrivo Alaphilippe stacca l'italiano. E qui la regia internazionale perde la corsa, le uniche telecamere in funzione sono quelle
fisse all'ultimo km. E così, mentre davanti alla tv si aspetta un francese, sbuca in testa un colombiano. Questi viene ripreso nel rettilineo finale dove
Peter Sagan fa valere la sua classe nelle volate superando, anche se per pochi cm, il campione di casa Alexander Kristoff. Il nostro Trentin, reduce da 4
volate vinte al Giro di Spagna, arriva quarto.
Sagan (Slovacchia)
Questo Mondiale non l'ho seguito perché mi trovavo in viaggio in Australia ma poiché si è corso su un percorso completamente pianeggiante e ai limiti del deserto per me non aveva alcun interesse.
Sagan (Slovacchia)
Nei giorni immediatamente precedenti la corsa, leggendo un importante quotidiano italiano mi faccio l'idea che il favorito sia Peter Sagan.
Lo slovacco è forte in volata e capace di scattare sulle salite brevi. Il circuito è in buona parte cittadino con tre strappi in salita e un
breve tratto in pavé.
Succede tutto nell'ultimo giro quando Sagan stacca tutti su uno dei "muri" e si presenta solo sul traguardo. Gli italiani? Fanno la loro parte
nel controllare la corsa ma nel finale non incidono, né con Nibali, né con Ulissi né con gli altri.
Kwiatkowski (Polonia)
Mondiale piuttosto soporifero, il percorso non aiuta a dare battaglia presentando soltanto due salitelle.
Si corre nel nord-ovest della Spagna e infatti il tempo è ben poco mediterraneo: nuvoloso e un pò di pioggia.
Quest'anno un italiano è tornato a vincere il Tour de France: si tratta di Vincenzo Nibali ed è lui la nostra "punta", su un
percorso che però non lo favorisce.
Dopo una fuga che vede anche Visconti e Giampaolo Caruso, durante il penultimo giro vanno via in quattro: il nostro De Marchi, il
francese Gautier, il danese Andersen e il bielorusso Kyrienka, per me il più noto del quartetto. All'inizio dell'ultimo
giro il vantaggio è rispettabile, quasi un minuto, ma in pochi credono che la fuga possa andare all'arrivo.
Decisione all'ultimo giro, come spesso avviene. Il polacco Kwiatkowski, detto per comodità "Kiato", sulla prima
salitella evade dal gruppo e raggiunge i quattro fuggitivi, che stacca poi sulla seconda salitella. Sul traguardo si presenta
con un piccolo ma decisivo secondo sull'australiano Gerrans e su Valverde, da anni medagliato al Mondiale che però non riesce
a vincere.
Rui Costa (Portogallo)
La Toscana meritava una giornata migliore per il suo mondiale e non un tempo piovoso per quasi tutta la gara. Nonostante
questo vedo abbastanza persone lungo il percorso.
Gli italiani puntano su Nibali, che ha vinto il Giro ma non ancora una "classica". Negli ultimi due giri la pioggia cessa
ed esce perfino qualche occhiata di sole. Purtroppo però, con la strada ancora bagnata, Nibali cade. Nonostante
questo infortunio, nell'ultimo giro il siciliano è davanti a dare battaglia con i migliori e si invola sulla salita di
Fiesole assieme allo spagnolo Joaquim Rodriguez. Quando quest'ultimo rilancia l'attacco sembra fatta per lui, anche perché
Nibali paga lo sforzo fatto per rientrare dopo la caduta. Ma dietro avanzano due temibili avversari: l'altro spagnolo
Valverde e il suo compagno di squadra di club Rui Costa, portoghese che quest'anno ha vinto di due tappe al Tour. E' Rui Costa ad agganciare Rodriguez, che si
vede raggiunto a pochi km dal traguardo da un corridore che sa di non poter battere in volata. Ed è infatti Rui Costa che
vince lo sprint a due per il titolo, primo portoghese a riuscire nell'impresa, mentre Valverde arriva davanti a Nibali per il terzo posto.
Gilbert (Belgio)
Secondo me ha vinto il migliore nelle corse in linea. Anche se quest'anno non aveva colto alcuna vittoria importante,
si era fatto un nome vincendo diverse "classiche" negli anni precedenti e secondo me avrebbe meritato il mondiale due
anni fa.
Gilbert ha operato l'azione decisiva all'ultimo passaggio sulla salita del Cauberg e si è presentato solo al traguardo con
pochi secondi di vantaggio sul norvegese Boasson Hagen e sullo spagnolo Valverde.
Per gli italiani da segnalare alcuni tentavi di fuga di Vincenzo Nibali, ma tutte le volte che si corre qui il nostro mondiale
finisce male.
Cavendish (Gran Bretagna)
Non ricordo qualcosa da segnalare in questo mondiale. Con un circuito piatto soltanto un grosso imprevisto poteva impedire la vittoria del miglior velocista del momento: l'inglese Mark Cavendish.
Hushovd (Norvegia)
Dopo due Mondiali vissuti sul percorso, questo non potevo che guardarmelo in televisione.
Il percorso non è proprio piatto ma alterna tratti veloci a due salite. Alla vigilia i giornali principali puntano sul belga
Gilbert, molto in forma e recentemente vittorioso in corse importanti. La squadra italiana è guidata da Bettini, dopo la
drammatica scomparsa di Ballerini in febbraio, e punta su Filippo Pozzato.
Dopo una fuga con Nibali, quel che resta del gruppo si presenta compatto a due giri dalla fine. Su ogni salita si susseguono scatti
e uno dei più attivi è proprio il campione uscente e idolo di casa: Cadel Evans. Ma gli australiani, come si vedrà, hanno
anche un velocista da giocare nel finale: Davis. Quando però all'ultimo giro Gilbert scatta e fa il vuoto sembra avere
la vittoria in tasca. A fermarlo è il vento contrario, troppo per un corridore solo, e la distanza tra l'ultima collina e
il traguardo. Il gruppo rinviene su di lui e il norvegese Hushovd, buon corridore che è stato tranquillo tutta la corsa,
vince nettamente allo sprint sul danese Breschel (uno che recentemente ha sempre fatto bene al Mondiale) e Davis. Pozzato
è quarto.
Evans (Australia)
Anche a questo Mondiale ho assistito dal vivo e anche quest'anno, come l'anno prima,
il circuito presenta due salite: Acqafresca all'inizio e la Torretta di Novazzano
vicino all'arrivo.
E come l'anno scorso va subito via una fuga con corridori di secondo piano.
Il gruppo lascia fare ma al 12o giro mi passa davanti Bruseghin che guida l'inseguimento con
maggior decisione.
Al 13o giro vedo che si sono sganciati altri due gruppi: uno con Ballan e Paolini, l'altro con Scarponi e Visconti. I due gruppi si congiungono al giro seguente e poi nel corso del 15o assorbono la fuga del mattino.
Mentre si corre il 16o e quart'ultimo giro il gruppo ha rallentato e i fuggitivi hanno
circa due minuti di vantaggio a Novazzano, Comincio a pensare che sia la fuga decisiva, scopro
che c'è anche il velocista belga Tom Boonen e lo eleggo a mio favorito.
Ma dopo il passaggio al 17o giro, che non cambia molto le cose, nel corso del 18o e penultimo cambia
tutto. La squadra australiana si è impegnata per favorire Cadel Evans, gli italiani puntano
maggiormente su Cunego. Inoltre Cancellara, corridore di casa e vincitore della gara a cronometro,
è scattato in discesa facendo selezione. Sulla salita di Novazzano c'è ora un nuovo gruppo di
testa con Cunego, Basso, Pozzato, Evans, Cancellara, Gilbert (Bel), Kolobnev (Russia) e i
temibili spagnoli tra cui spicca Valverde. Ha invece perso contatto Boonen.
Nell'ultimo giro prima si arrende Ballan, poi alla base della salita di Novazzano c'è l'azione decisiva.
Cadel Evans, che vive qui vicino, stacca tutti ed è vanamente inseguito da vari gruppetti: dopo di lui
transitano Kolobnev e lo spagnolo Rodriguez, poi il gruppetto di Cunego, Cancellara, Gilbert e
Valverde poi altri gruppetti con Basso e Pozzato.
Sul traguardo Evans arriva solo metre Kolobnev intasca un altro secondo posto davanti e Rodriguez.
Evans è il primo australiano a conquistare questa maglia iridata.
Ballan (Italia)
Questo è il primo Mondiale a cui ho assistito dal vivo.
La vigilia è animata dalla conferenza stampa in cui Bettini annuncia il suo ritiro dopo la corsa.
Il circuito presenta due salite: il Montello (più breve) all'inizio e i
Ronchi nella seconda parte.
I primi giri sono caratterizzati da una fuga di tre corridori: sono R.Ochoa (Vzl), Poos (Lux) e
Chuzhda (Ukr). Il gruppo lascia fare ed essi raggiungono un vantaggio anche superiore ai 15 minuti.
Al decimo giro gli italiani si vedono spesso in testa al gruppo e il vantaggio dei fuggitivi diminuisce.
Nel finale, terminata la fuga, si susseguono gli scatti e tra i più attivi ci sono Bettini, marcatissimo dagli spagnoli, Rebellin e Ballan. Si arriva all'ultimo giro con una quindicina di corridori davanti ma tra essi non ci sono nè Bettini nè gli spagnoli più quotati (Freire e Valverde). Ballan prova alcuni scatti, quello decisivo è a 3 km dal traguardo. Davanti a noi, a due km dall'arrivo, passano nell'ordine: Ballan, poi un gruppetto tirato dal danese Breschel (che si dice forte in volata) con Cunego e Rebellin in posizione d'attesa, poi il gruppetto con alcuni belgi, poi alcuni corridori sparsi (Cozza/USA, Bertogliati/Svi, Moinard/Fra e altri). Quando passa il gruppo con Bettini, Zabel, Freire, Valverde e Boonen ormai sono passati circa 4 minuti e Ballan ha già vinto. Per il secondo posto Cunego la spunta sul danese Breschel, Rebellin finisce quarto.
Bettini (Italia)
Il circuito è un pò ondulato e non difficile ed è completamente diverso da quello su cui vinse Bugno nel 1991.
La squadra italiana piazza tre uomini in una fuga a metà gara ma come spesso succede i giri dcisivi sono gli ultimi. Al penultimo vanno in fuga Rebellin e il russo Kolobnev raggiungendo un vantaggio di circa 20 secondi.
A metà dell'ultimo giro i due sono ripresi ma di nuovo Rebellin forza l'andatura. Bettini opera alcuni scatti e uno di essi, a 9 km dal traguardo, si rivela decisivo. Con lui ci sono Kolobnev, il tedesco Schumacher, il lussemburghese Schleck e l'australiano Evans. In volata l'italiano rimonta Kolobnev e vince nettamente lasciando indietro il russo e gli altri nell'ordine indicato. Rebellin giunge sesto.
Bettini (Italia)
Dopo la vittoria nel Mondiale di calcio per l'Italia arriva anche la maglia iridata del Mondiale di
ciclismo, come nel 1982.
A Salisburgo il circuito non è difficile, la salita è impegnativa ma scollina a 9 km dal traguardo. Dopo una lunga fuga, che vede la partecipazione di atleti italiani, la corsa si infiamma negli ultimi giri dove si susseguono numerosi scatti.
Tra gli attaccanti più attivi c'è Paolo Bettini. All'ultimo giro sono rimasti davanti circa 50 corridori. A pochi km dal
traguardo è Rebellin che prova a scappare. Poi all'ultimo km lo spagnolo Sanchez porta fuori dal gruppo il connazionale
Valverde ma Bettini e Zabel sono lesti a unirsi ai due iberici. La volata se la giocano in quattro: Zabel parte lungo
ma negli ultimi metri Bettini lo affianca e lo supera di mezza bicicletta.
Boonen (Belgio)
L'Italia si presenta al Mondiale con due punte : il velocista
Petacchi, strepitoso questa stagione, e il solito Paolo Bettini. Nel caso di arrivo in volata toccherà a
Petacchi provare a vincere, prima Bettini giocherà le sue carte.
La corsa non è emozionante. La fuga di Boogerd, Vinokurov e Bettini finisce a 3 km dal traguardo. All'ultimo km
sono in testa in 6, tra cui Bettini, mentre Petacchi è rimasto attardato sull'ultima salita. Forcing dei belgi e ai 600
metri finali il gruppo piomba sui primi. Tom Boonen, ottimo velocista, piazza lo spunto e supera tutti.
Freire Gomez (Spagna)
Dopo 5 anni si torna a Verona e sul traguardo di Porta Nuova vince ancora lui: Oscar Freire Gomez. Ma se allora era uno sconosciuto, oggi era tra i massimi favoriti. Soltanto il nostro Cunego prova a metterlo in difficoltà scattando sull'ultima salita. Ma lo stesso Freire si muove all'inseguimento per poi vincere in volata sul gruppetto dei migliori.
Astar Loa (Spagna)
Cipollini rinuncia, fuori forma da tempo dopo una caduta al Giro d'Italia. Anche quest'anno la nostra nazionale ha un capitano unico: Paolo Bettini, che ha appena vinto la Coppa del Mondo centrando tre successi, tra cui la Milano-Sanremo. Circuito sulle tangenziali, con un paio di salite, ma mondiale soporifero fino all'ultimo giro. Qui scatta il belga van Petegem e si porta dietro un gruppetto con Bettini, Hamburger (Dan), Boogerd (NL), Astar Loa. Lo scatto che aspettiamo da Bettini lo piazza invece Igor Astar Loa che va a vincere in solitudine davanti al connazionale Valverde e a Van Petegem, quarto Bettini. Poi Bettini dirà di aver pensato che Astar Loa si fosse eliminato scattando da solo controvento e di aver fatto il furbo non andando subito a inseguirlo per non portare sotto anche gli altri.
Cipollini (Italia)
Finalmente dopo 10 anni vincono gli italiani! In Belgio il circuito è quasi piatto, fin da primavera si parla di Cipollini come favorito. Il toscano, dopo aver vinto la Sanremo e annunciato il ritiro dopo il Giro, torna alla grande al giro di Spagna. |
Freire Gomez (Spagna)
Il tedesco Ullrich è il favorito: è in gran forma ed ha appena vinto il mondiale a cronometro. Vanno in fuga Bettini e Di Luca, può essere la fuga buona ma non ha successo. Sull’ultima salita scatta Simoni, vincitore del Giro d’Italia. Sembra fatta perché gli altri si controllano. Ma poi il gruppo reagisce e anche il nostro Lanfranchi si mette a tirare. Simoni viene raggiunto in discesa e si arriva alla volata. Freire Gomez la spunta ancora, secondo Bettini. Il mondiale degli Italiani finisce in polemica.
Vainsteins (Lituania)
In Bretagna circuito facile. L’Italia si presenta con Bartoli capitano unico. Una fuga con Di Luca prende un grande vantaggio ma i polacchi riportano sotto il gruppo. Bartoli piazza due scatti senza fare selezione, poi si lascia prendere dal nervosismo. Ci prova Casagrande ma è ripreso all’ultimo chilometro. Parte Tchmil ma negli ultimi metri escono i velocisti. Vainsteins brucia il polacco Spruch, terzo Freire, quarto Bartoli. Questi prima polemizza con Bettini, accusandolo di non avergli tirato la volata, poi tutto si ricompone.
Freire Gomez (Spagna)
Già in primavera Bartoli e Pantani cominciano a rivendicare il ruolo di capitano. Ma a giugno vanno ko entrambi: il toscano per una brutta rottura della rotula e il romagnolo per la nota vicenda dell’ematocrito. Si arriva alla corsa privi dei nostri due uomini migliori. Tafi attacca ripetutamente, Rebellin cade e si frattura due costole, il belga Vandenbroucke, dato tra i favoriti, si rompe un polso ma continua. All’ultimo giro Ullrich non riesce a fare selezione. Tenta ancora Camendzind ma ai 500 metri il giovane spagnolo Oscar Freire Gomez sorprende tutti e vince.
Camendzind (Svizzera)
Questa volta le cose sembrano mettersi bene per noi, con Bartoli e Tafi nel gruppo di testa a due giri dalla fine. Invece sotto la pioggia la spunta lo svizzero Oskar Camendzind, che arriva in solitaria davanti a belgi e olandesi, giovandosi anche della collaborazione del connazionale Aebersold.
Brochard (Francia)
Il circuito e’ facile e molti aspettano il volatone. Invece esce una corsa combattuta con scatti e controscatti. A due giri dalla fine Tafi cade e resta fuori dai primi, Bartoli viene coinvolto nella caduta e costretto ad inseguire. Alla fine i piu’ forti si controllano e cio’ favorisce la fuga di corridori di secondo piano. Vince Brochard davanti al danese Hamburger e all’olandese Van Bondt.
Museeuw (Belgio)
Una settimana prima del Mondiale, Museeuw dichiara che correrà per fare un piacere a Merckx, (il commissario tecnico del Belgio) altrimenti smetterebbe anche subito. Invece entra nella fuga buona, a 60 Km. dall’arrivo, e nel finale si ritrova solo con il ticinese Gianetti. Vani gli sforzi di Tafi per recuperare. Il belga vince facilmente la volata davanti al corridore di casa, terzo Michele Bartoli, quarto Axel Merckx.
Olano (Spagna)
Circuito durissimo, reso più impegnativo dall’altitudine. Gli italiani sperano in Pantani, tutti aspettano Indurain che per la quinta volta ha vinto il Tour. Ma quando scatta Olano, il re del Tour non rincorre un suo connazionale. Olano è il primo spagnolo a vincere un Mondiale, secondo Indurain, terzo Pantani, quarto lo svizzero Gianetti.
Leblanc (Francia)
C’è grande attesa per una vittoria italiana, ma nel finale resistono soltanto Chiappucci e Ghirotto. El Diablo, stretto nella morsa dei due francesi Leblanc e Virenque, deve accontentarsi del secondo posto. Leblanc, uomo da tappe di montagna, sfrutta benissimo un circuito impegnativo.
Armstrong (USA)
Il favorito della vigilia è Fondriest, reduce da una stagione di successi ed in gran forma. Ma all’ultimo giro, quando scatta Armstrong, il trentino non è pronto a rispondere. Il giovane statunitense va a vincere in solitudine, per il secondo posto Indurain batte i velocisti. Fondriest è quinto.
Bugno (Italia)
Sembra incredibile ma Bugno in un anno non ha vinto una corsa. Chiappucci vuole i gradi di capitano. Il pubblico di casa aspetta Indurain, dominatore del Tour. Il navarro ci prova e promuove una fuga con Chiappucci, Jalabert e Rominger. La corsa sembra decisa ma la fuga rientra. Di nuovo Indurain promuove la selezione: resiste Bugno ma non Chiappucci. In volata Bugno vince su Jalabert. |
Bugno (Italia)
Stavolta il Mondiale si annuncia come un derby tra Bugno e Argentin. Il veneto si ritira per una caduta. La corsa sembra decisa quando partono Fondriest e il francese Madiot, ma la squadra olandese ricuce lo strappo per favorire Rooks. Scatto di Bugno con a ruota Rooks e Miguel Indurain. La volata viene vinta dal monzese, che regala un brivido per aver alzato le braccia troppo presto.
Dhanens (Belgio)
Fuga di quindici corridori con tre italiani: Ballerini, Cassani e Cenghialta. Ma la squadra azzurra riporta tutti sotto per favorire Bugno. Questi non scatta per non trascinare a ruota Lemond. Scattano invece due belgi, Dhanens e Dirk De Wolf e alla fine il capitano designato vince. Bugno terzo. Il nuovo campione non riuscirà a vincere corse importanti. Qualche anno dopo morirà in un incidente automobilistico.
Lemond (USA)
I francesi tifano Fignon e il professore ci prova quando parte all’ultimo chilometro. Ma il gruppetto dei migliori lo riprende e si gioca il Mondiale. Greg Lemond brucia il russo Konychev e Sean Kelly. Un mondiale con poca gloria per gli italiani, che hanno Bugno ottavo.
Fondriest (Italia)
Il Mondiale si decide all’ultimo giro quando scatta Criquelion. L’iridato del 1984 nel frattempo ha vinto diverse corse ed è il più in forma dei belgi. L’unico pronto a rispondere è il nostro Maurizio Fondriest. Nel finale rinviene anche il canadese Steve Bauer. Proprio il questi fa cadere Criquelion in volata finendo anch’egli a terra. Fondriest vince a sorpresa, Criquelion porterà Bauer in tribunale.
Roche (Irlanda)
Argentin sembra in grado di ripetersi quando al penultimo giro va in fuga con l’olandese Van Vliet. Ma con l’arrivo d'altri due corridori la fuga non va in porto. All’ultimo chilometro scatta Roche, che quest’anno ha vinto Giro e Tour, come appoggio per il connazionale Sean Kelly. Trovatosi solo, Roche insiste e vince. Secondo Argentin davanti a Kelly.
Argentin (Italia)
Questa volta il corridore veneto si presenta come gran favorito e non si smentisce. Entra nella fuga giusta quando mancano ancora diversi chilometri al traguardo. Strada facendo semina tutti gli avversari tranne il francese Mottet, che viene facilmente regolato in volata. Terzo Saronni.
Zoetemelk (Olanda)
Il circuito è piuttosto facile e veloce, Argentin e Lemond vanno fortissimo ma nessuno riesce a staccare l’altro. Nonno Zoetemelk, 39 anni, scattato nel finale per tirare la volata al connazionale Van der Poel, si ritrova solo, insiste e difende il vantaggio. Secondo Lemond, terzo Argentin.
Criquelion (Belgio)
Moser, Fignon e Kelly sono stati i tre protagonisti della stagione, in corse e momenti diversi. Ma oggi non sono in giornata. Il belga Claude Criquelion, che fino ad allora vantava solo qualche piazzamento al Tour, indovina la fuga e arriva solo al traguardo. Claudio Corti giunge secondo.
Lemond (USA)
Lo statunitense Greg Lemond promuove una fuga a quattro che comprende anche il nostro Moreno Argentin. Qualcuno dice: è fatta, con il suo spunto il giovane veneto li batte tutti. Ma Lemond scatta ancora e va a vincere in solitudine.
Saronni (Italia)
Uno scatto bruciante nel finale e il lombardo si presenta solo sul traguardo iridato, dopo aver superato di slancio lo statunitense Greg Lemond. Devo ringraziare soprattutto Moser, riconosce Saronni. Grande prova di Chinetti.
Maertens (Belgio)
Tutti marcano Hinault, il mondiale si conclude in volata. Freddy Maertens, tornato alle corse dopo un primo ritiro, brucia Saronni e Hinault. Saronni e Moser polemizzano su come è stata condotta la volata.
Hinault (Francia)
I francesi aspettano Hinault e il loro campione non li delude. Il bretone conduce una corsa di testa fin dal primo giro. Alla fine gli resiste solo G.B.Baronchelli ma anche lui si deve arrendere nel finale, conquistando però un ottimo secondo posto.
Raas (Olanda)
Saronni stavolta parte capitano assieme a Moser ma entrambi deludono. Il mondiale lo "deve" vincere l'idolo di casa, Jan Raas. Va via una fuga dove Lubberding si sacrifica per il compagno di squadra. L'unico italiano presente è Battaglin. Il vicentino non è certo un velocista ma è in un grande momento di forma e viene fatto cadere in volata. Primo Raas, secondo Thurau.
Knetemann (Olanda)
Bernard Hinault, nuovo idolo dei francesi dopo la vittoria nel Tour, fa la corsa e va in fuga con Saronni e Knetemann. Saronni resta passivo: sta agli ordini per favorire Moser. Knetemann non tira un metro. La fuga buona la promuove ancora Moser all'ultimo giro e gli resiste solo Knetemann. Sembra fatta per il corridore trentino ma sul traguardo l'olandese lo supera con un colpo di reni.
Moser (Italia)
Moser va ancora i fuga nel finale, stavolta a ruota c'è il tedesco Thurau. In volata il trentino parte in testa e Thurau non riesce a rimontare: dà per un attimo l'impressione di potercela fare ma poi cede di schianto. Terzo Bitossi.
Maertens (Belgio)
Il mondiale parte con due favoriti su tutti: Francesco Moser e Freddy Maertens. Nel finale vanno in fuga Moser e Zoetemelk, poi s'accodano Maertens e Conti. Nell'ultima discesa Maertens e Moser restano soli in testa e in volata Maertens supera Moser.
Kuiper (Olanda)
I padroni di casa aspettano Merckx, campione uscente e vincitore di tutto quello che c'era da vincere. Ma il grande Eddy è costretto ad inseguire per una caduta. Gli italiani puntano su Francesco Moser. L’olandese Kuiper sorprende tutti e vince in solitaria. Un molto arrabbiato De Vlaeminck vince la volata dei battuti.